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Come nasce la Buona Idea

Uno degli ingredienti principali di ogni ricetta per il successo imprenditoriale è la Buona Idea. Idea intesa come invenzione di qualcosa che non prima esisteva e che viene immaginato, progettato, costruito, fino a prendere corpo e diventare un oggetto che può entrare nel mercato. Idea come intuizione di un modo innovativo di soddisfare i bisogni del cliente o come capacità di fargliene nascere di nuovi. Oppure idea come soluzione di un problema, quell’insight che dipana la matassa e rende semplice e fattibile quello che prima appariva come complicato ed impossibile.
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Ma come nasce un’idea? Da Platone in poi la domanda ha attraversato epoche e latitudini ed resta una domanda aperta ancora oggi.  A provare a fornirci una risposta si è impegnata anche la ricerca scientifica: negli ultimi trenta anni i neurofisiologi, con l’ausilio di sempre più sofisticate apparecchiature biotech, mappano i percorsi celebrali umani per riuscire a ‘frizzare’ quel momento magico che è la nascita di un’idea. Quello che appare chiaro dagli studi dei ricercatori è che la nascita di un’idea viene visualizzata come la creazione di nuove reti di neuroni, un percorso inedito capace di produrre pensieri originali che prende vita  grazie ad uno stimolo proveniente dall’esterno: se qualcosa che fa scattare la ‘scintilla’.  Quali sono le condizioni che lo favoriscono?
Il Network liquido
Se leggiamo le biografie di personaggi legati al mondo della scienza o dell’innovazione, se li ascoltiamo nei loro talk, scopriamo spesso che la buona idea non è stata una folgorazione che li ha colpiti mentre lavoravano in solitario. Anzi, dalle esperienze raccolte salta all’occhio che le intuizioni migliori riescono a svilupparsi e a progredire grazie al confronto con gli altri e al contributo che diverse professionalità apportano relazionandosi nell’ambito di quel clima proficuo agli scambi che Steven Johnson, nel suo libro Dove nascono le grandi idee. Storia naturale dell’innovazione’ , definisce “network liquido”: un ambiente ad alto tasso di creatività e di innovazione capace di stimolare le nostre connessioni e incrementare la produzione di idee.
La lenta incubazione
Il tempo è un altro fattore determinante  da tenere in considerazione. Sarebbe sbagliato credere che l’idea arrivi pronta e “finita”, al limite da perfezionare. Più spesso quella che si rivelerà nel tempo La Buona Idea prende corpo come una vaga intuizione, l’insinuarsi di un dubbio rispetto alla bontà della strada che stiamo percorrendo. Mettersi nella condizione di favorire una ‘lenta incubazione dell’idea’ permette di svilupparla a fondo e sul lungo termine risulta un modo di procedere più che vantaggioso.
Riassumendo:

  • Esplorare a fondo quello che già esiste nel campo di interesse e sondarne i limiti.
  • Mettere a fuoco un progetto iniziale, relazionarsi per ascoltare e accogliere i contributi che possono fornirci collaboratori ed esperti del settore.
  • Essere elastici e non volere rimanere attaccati all’idea iniziale, vagliare costantemente ipotesi nuove.
  • Darsi tempo per chiarire le perplessità che possono nascere in ogni fase di progettazione.
  • Infine concedersi pause per fare altre esperienze, per “staccare la mente” e vivere altre emozioni.

    Le idee ci raggiungono quando non le cerchiamo forzosamente, sta a noi accoglierle e dare loro una forma”.  Steven Johnson

[FOTO in anteprima di David Alcubierre]