Vai al contenuto

Confindustria bombarda Conte. E anche per Pd e M5S ora il premier non è più intoccabile

La Fase 2 è arrivata, e il dato politico è che, passata l’emergenza, Conte è più debole. A complicare le cose ci ha pensato Carlo Bonomi. “Se si va avanti così l’approdo è uno: un’esplosione di un’emergenza sociale a settembre o ottobre”. L’intero governo è tramortito dalle parole del neo presidente di Confindustria:”Reddito di emergenza, reddito di cittadinanza, cassa ordinaria, straordinaria, in deroga, Naspi, Discoll. La risposta al governo si esaurisce in una distribuzione di soldi a pioggia”. La previsione è fosca: “Possiamo andare avanti così un mese, due, tre. Ma se non investiremo nel settore produttivo la situazione sarà drammatica”.

Come si legge su HuffingtonPost, “Palazzo Chigi ha eretto un muro sulle dichiarazioni di Bonomi, ma da ambienti di governo filtra tutta l’irritazione del premier e del ministero dell’Economia. Cautela massima, visto che non è consigliabile in questo momento aprire un fronte conclamato con Confindustria, e che le ‘indicazioni’ del nuovo presidente sono una demolizione a partire dalle fondamenta della strada costruita dal governo. Basta girare l’angolo ed ecco che dai vertici di Italia viva arrivano considerazioni potenzialmente esplosive per la maggioranza: ‘Siamo completamente d’accordo'”.

E basta allargare un po’ il punto di osservazione per scorgere che le parole di Bonomi siano un tassello importante nella lenta ma progressiva decostruzione di quei poteri e contropoteri sui quali Conte finora si è appoggiato. E il silenzio fragoroso di prese di posizione nella maggioranza è assai preoccupante. Per Pd e Movimento 5 Stelle ora Conte non è più intoccabile. Per Renzi non lo è mai stato. Un alto dirigente del Movimento 5 stelle è realista: “Le persone hanno consegnato la loro fiducia a Conte. Acriticamente, avevano paura. Ora che i risultati non si vedono iniziano a mollarlo”.

Nel Pd sono in pochi a sostenerlo senza avanzare dubbi. Sempre HuffingtonPost fa sapere che le voci su un Dario Franceschini sempre meno convinto della bontà dell’azione del capo del Governo sono ormai quotidiane e sempre più insistenti. “Per cui il passaggio da Bonomi all’orizzonte del governo è semplice e immediato. Stupisce, quando si parla con esponenti della maggioranza, il fatto che quasi inconsciamente ci si chieda non “se”, ma “quando” Conte dovrà cedere il passo”. L’orientamento prevalente, infatti, è da un lato che la legislatura, tra Covid-19, una legge di stabilità complicatissima e la scadenza prossima del settennato di Mattarella non finirà.

Ed è già tempo di nomi. Non ci sono Franceschini, Letta o Guerini che tengano. “Per i 5 stelle – si legge su HuffingtonPost – se Conte dovesse precipitare prima nell’opinione pubblica e poi nel paese l’identikit di colui che potrebbe tenere insieme tutti i pezzi è sempre stato uno, e uno solo: Mario Draghi. Ma tra chi voleva il referendum sull’euro e ora vede come speranza chi ne fu il suo tenutario le opinioni, si sa, sono cangianti, e un’eterna fase 2 è sempre dietro l’angolo”.

 

Ti potrebbe interessare anche: Cresce Berlusconi, cala ancora Salvini: le due anime di un centrodestra sempre meno unito

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure