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Contratto di governo Lega-M5S: i provvedimenti su fisco e imprese

La bozza di programma del nascente governo Lega-M5S è stata diffusa ieri in serata. Si tratta di un documento politico, quindi molto generico e indicativo di linee guida più che di provvedimenti concreti. Tuttavia, in particolare nel campo economico, si individuano tracce di quelli che potranno effettivamente diventare atti del governo gialloverde. Ecco quindi, settore per settore, i provvedimenti in campo economico che interessano le imprese

Fisco

Nel capitolo fisco, come premessa, il contratto di governo Lega-M5S dichiara l’intenzione di voler “sterilizzare la clausole di salvaguardia che comportano l’aumento delle aliquote IVA e accise in quanto sarebbe un colpo intollerabile per famiglie e imprese, nonché provvedere alla correzione dell’extra tassazione sulle sigarette elettroniche”. E’ anche prevista l’eliminazione delle “componenti anacronistiche delle accise sulla benzina”. Passando alla detassazione e semplificazione per famiglie, imprese e partite IVA, si individua un primo importante provvedimento, cioè quello che dovrebbe introdurre la Flat Tax, in una versione però un po’ differente da quella immaginata dal responsabile economico della Lega Armando Siri. In particolare, il nuovo regime fiscale indicato nel documento in discussione prevede:

  • due aliquote fisse al 15% e al 20% per persone fisiche, partite IVA e famiglie; per le famiglie è prevista una deduzione fissa di 3.000,00 euro sulla base del reddito familiare;
  • un’aliquota fissa al 15% per le società.

“La finalità –  scrivono gli estensori del testo –  è quella di non arrecare alcun svantaggio alle classi a basso reddito, per le quali resta confermato il principio della no tax area.” Si prevede quindi di introdurre così una maggiore equità fiscale, dunque, a favore di tutti i contribuenti: famiglie e imprese. Tuttavia, non vi è alcuna indicazione di tetto massimo di applicabilità dell’aliquota del 20%. E’ evidente che, in assenza di tale tetto, ne sarebbero fortemente avvantaggiati i titolari dei redditi più alti.

Cartelle esattoriali ed evasione: recupero bonario del credito

“Sul versante della riscossione, l’azione dell’amministrazione deve contemperare l’interesse del cittadino al pagamento di quanto dovuto con l’interesse a ricevere il minor aggravio possibile, evitando ogni forma di pressione tale da ingenerare uno “stato di paura” nei confronti delle istituzioni e dei soggetti preposti alla riscossione.”. Questa enunciazione contenuta nella bozza di programma pare aprire alla strada almeno ad una nuova rottamazione delle cartelle ex-Equitalia, oggi Agenzia Entrate Riscossione. “Le statistiche –  prosegue la bozza del programma di governo Lega-M5S – evidenziano che gli incassi della riscossione derivano quasi esclusivamente dalle rateazioni e da altre misure analoghe che mirano ad agevolare il pagamento. È evidente allora la necessità di un intervento per potenziare le procedure finalizzate al recupero bonario del credito. Il miglioramento delle procedure di riscossione passa inevitabilmente dal preventivo e definitivo smaltimento della mole di debiti iscritti a ruolo, datati e difficilmente riscuotibili per insolvenza dei contribuenti”. Quindi via libera a una nuova rottamazione, mentre lo “stralcio” vero e proprio delle cartelle di cui ha spesso parlato Matteo Salvini in campagna elettorale sarà limitato a casi particolari di difficoltà economica.

Politiche agricole

Per le imprese agricole, storicamente difese (almeno a parole) dalla Lega, per il momento ci sono solo buoni propositi. “È necessaria – scrivono i gialloverdi nella bozza di programma – una nuova presenza del Governo italiano a Bruxelles per riformare la politica agricola comune (PAC). In questo contesto è imprescindibile integrare le misure di sostegno all’agricoltura, in specie quelle di sviluppo rurale, con interventi espressamente finalizzati a realizzare obiettivi di interesse generale, quali la tutela del paesaggio, la difesa degli assetti idrogeologici, la sicurezza alimentare”.

Uscita dall’Euro

Un’eventuale uscita dall’Euro è sempre stata nei programmi di Lega e M5S. Un richiamo a questa eventualità, al momento una grande incognita per le imprese italiane e non solo, è richiamata anche nella bozza di programma in esame in questi giorni. Si parla di “specifiche procedure tecniche di natura economica e giuridica” che consentano a singoli Stati di uscire dall’euro e “recuperare la propria sovranità monetaria”, o di “restarne fuori attraverso una clausola di opt-out (rinuncia, ndr) permanente” per avviare un “percorso condiviso di uscita concordata” in caso di “chiara volontà popolare”.

ILVA

Il capitolo ILVA, invece, è destinato a sollevare un vespaio. Se fosse confermato quanto scritto in bozza, lo stabilimento chiuderebbe i battenti definitivamente. “Con riferimento all’ILVA – si legge nella bozza di contratto di governo Lega-M5S – ci impegniamo, dopo più di trent’anni, a concretizzare i criteri di salvaguardia ambientale, secondo i migliori standard mondiali a tutela della salute dei cittadini del comprensorio di Taranto, proteggendo i livelli occupazionali e promuovendo lo sviluppo industriale del Sud, attraverso un programma di riconversione economica basato sulla chiusura delle fonti inquinanti, per le quali è necessario provvedere alla bonifica, sullo sviluppo della Green Economy e delle energie rinnovabili e sull’economia circolare”. Su questo capitolo si è già espresso il Ministro dello Sviluppo Economico del governo uscente, Carlo Calenda«Il contratto M5S Lega –  ha detto – oltre a contenere il più enorme cumulo di baggianate economiche mai scritte a memoria d’uomo prevede la chiusura dell’ILVA. Vorrei che ciò fosse limpido per lavoratori e sindacati. Perché il tempo per metterla in sicurezza si sta rapidamente esaurendo».
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