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Coronavirus, l’autocritica dei giornalisti: “Siamo stati noi a provocare il panico”

Poche parole, chiare, che centrano dritto il punto della questione coronavirus: “Noi giornalisti abbiamo provocato il panico. Sembrava che in Italia ci fosse la peste”. Questo il pensiero di Piero Sansoentti, il direttore de Il Riformista, sul ruolo dell’informazione nell’emergenza sanitaria per il Covid-19: “La libertà di informazione in Italia porta solo fake news e informazionaccia, ci dobbiamo interrogare su noi stessi”. Come dargli torto? E fargli eco, poco dopo, è anche il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: “È il momento di abbassare i toni, dobbiamo fermare il panico”.

Giuseppe Conte parla dalla sede della Protezione civile di Roma con a fianco il commissario per il coronavirus Angelo Borrelli e tutti i ministri. Collegati in teleconferenza ci sono i governatori, invitati a coordinarsi con il governo, ma senza i toni perentori del giorno prima. Perché a spaventare adesso, insieme al rischio di un’emergenza sanitaria, sono le conseguenze della paura incontrollata sul sistema Paese. Tanto che da Chigi è partita una telefonata alla Rai: “Basta allarmismi”.

E che il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha preparato un piano “contro le fake news su di noi nel resto del mondo”. Il governatore lombardo Attilio Fontana ha definito ieri il coronavirus “poco più di una normale influenza”. E Walter Ricciardi, componente italiano del Comitato esecutivo dell’Organizzazione mondiale della sanità, e ora consigliere del ministero della Salute sul virus, ha invitato a valutare correttamente i numeri: “Su 100 persone malate, 80 guariscono spontaneamente, 15 hanno problemi seri ma gestibili in ambiente sanitario, il 5% è gravissimo e di questi il 3% muore”.

Aggiungendo che “tutte le persone decedute avevano già gravi condizioni di salute”. Non è la stessa incidenza delle influenze stagionali, ma i toni sono di chi vuole rassicurare. Così, da Palazzo Chigi ieri è partita una telefonata verso l’ad della Rai Fabrizio Salini con l’invito a “raffreddare” l’informazione sul coronavirus. E alle 12, a viale Mazzini, sono stati convocati i direttori di rete e di testata con indicazioni precise: la prima preoccupazione resta la salute dei cittadini, ma proprio per questo le informazioni vanno date in modo corretto. Senza allarmismi e toni alti non solo nei tg, ma anche nei talk e nei programmi contenitore della mattina e del pomeriggio.

 

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