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Crescita professionale, la fortuna può contare più del talento per fare carriera

Fare carriera è il sogno di ognuno di noi, un cammino importante all’interno del percorso di crescita professionale in cui ci poniamo degli obiettivi da raggiungere nel corso della nostra vita lavorativa. Molte volte ci siamo sentiti ripetere che per fare carriera è necessario avere talento e avere qualità importanti che i datori di lavoro possano notare in modo da affidarci ruoli di prestigio o incarichi con responsabilità sempre più crescenti. Il talento, se coltivato nel modo corretto, è di certo un’arma molto importante per la propria crescita professionale e permette a tanti giovani ambiziosi di scalare la piramide professionale e di affermarsi prima di altri. Ottenere un ruolo di prestigio in base alle proprie attitudini e alle proprie skills è sicuramente il sogno di tutti ma a volte il talento non basta ed è necessario anche che si verifichino certe condizioni affinché si possa arrivare ad una determinata situazione. “Homo faber fortunae suae” dicevano i latini ed è difficile non essere d’accordo con questa affermazione, anche se è innegabile che la fortuna possa avere un’incidenza sul fare carriera. A proposito di questo argomento, alcuni ricercatori hanno cercato di analizzare in modo scientifico l’incidenza della fortuna nella crescita professionale. Il Fatto Quotidiano ha ripreso la ricerca di questi studiosi e anche noi vogliamo proporvi una riflessione su questa tematica.

La Dea Bendata influenza davvero la carriera? Ecco i risultati dello studio

La Dea Bendata dunque ha un ruolo più importante di quello che si pensi nello sviluppo della nostra carriera? Diciamo che il concetto di fortuna va visto come un’insieme di fattori che possono influenzare il nostro sviluppo professionale e quindi non si tratta soltanto di un giro di dadi ma di una situazione ben più complessa che va analizzata con attenzione e sotto diversi punti di vista. A concentrarsi su questo studio sono stati tre ricercatori dell’Università di Catania, i fisici Alessandro Pluchino e Andrea Rapisarda e l’economista Alessio Emanuele Biondo che hanno cercato di trovare una correlazione tra la sorte e la carriera che un individuo può fare simulando un percorso di sviluppo professionale in un arco temporale di 40 anni per un gruppo di persone influenzate, nel bene o nel male, da fattori aleatori. Lo studio ha preso il nome di Talent vs Luck e in un certo senso ci fa vedere il ruolo della fortuna sotto un altro punto di vista: la sorte infatti solitamente viene sottovalutata e cede il passo a quella meritocrazia secondo la quale chi ha talento deve per forza emergere e avere successo più degli altri.

Tanti fattori che ci circondano ci influenzano

Difficile dunque definire come il talento sia qualcosa di innato e l’unico fattore che ci porta ad un sicuro sviluppo professionale. Elementi diversi, più o meno condizionati dalla fortuna possono incidere in modo importante su quella che sarà la nostra crescita professionale: la famiglia di origine, il paese in cui nasciamo. Si tratta di elementi che vengono sottovalutati ma che alla fine possono risultare determinanti. Una riflessione interessante dunque per chi cerca ogni giorno di dare una svolta alla propria carriera.
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