Il coronavirus ha messo in ginocchio il trasporto pubblico non di linea nelle grandi città italiane. Tassisti e NCC senza turismo in Italia non hanno più clienti dei ristoranti, uomini d’affari e ospiti degli alberghi, perdendo così la materia prima del proprio lavoro. Un calo significativo che sfora meno l’80% dei servizi, e tante delle 8mila auto bianche della Capitale totalmente inattive. Alla luce di questa emergenza, stamattina i tassisti si sono riuniti sotto alla Regione Lazio (manifestazione non autorizzata) per denunciare lo stato di salute del settore: “Siamo alla fame”. I soldi elargiti dall’Inps, due contributi da 600 euro per le partite Iva, e gli 800 euro dalla Regione Lazio sono già bruciati. E loro adesso ne chiedono altri. Una manifestazione dettata dalla disperazione, organizzata dalla base, al di fuori di ogni concertazione con i sindacati. “Siamo una delle categorie più colpite dal Covid – racconta Alessandro Atzeni, Fit Cisl – Abbiamo turni demenziali, un giorno sì e un giorno no, e incassiamo dai 700 ai mille euro al mese. Le spese però rimangono le stesse: tra contributi Inps, assicurazione, tasse, quota alla centrale taxi, manutenzione della vettura, partono 5-600 euro al mese, più la benzina. È chiaro che così non ce la facciamo “.

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