Indagato per abuso d’ufficio dalla procura di Roma, con la richiesta di ulteriori accertamenti su quei voli di Stato, 35 per la precisione, effettuati da Matteo Salvini con mezzi dei Vigili del Fuoco o della Polizia quando era ministro dell’Interno e che però, questo il sospetto, non erano in realtà regolari. Un’altra tegola non da poco, quella che si è abbattuta in queste ore sulla testa del leader leghista, considerando che sulla questione si era già espressa in passato la Corte dei Conti archiviando il fascicolo ma bollando comunque come illegittimi quei tragitti.
Stefano Lucidi e Francesco Urraro hanno seguito l’esempio del senatore Ugro Grassi, scatenando la rabbia di Di Maio che ha chiesto senza troppi giri di parole a Salvini “quanto costa al chilo un senatore”. I commenti sui social, terreno al quale Salvini guarda sempre con molta attenzione, sono d’altronde impietosi: accuse pesanti nei confronti degli ex grillini rinnegati e sospetti su cosa possa aver offerto loro la Lega per convincerli a un repentino cambio di casacca. Non proprio un’immagine lusinghiera, quella che il Carroccio sta dipingendo di sé stesso.
Salvini sa però altrettanto bene che non bastano certo tre defezioni a far crollare il castello giallorosso, al momento ancora al suo posto. Serviranno ulteriori scossoni, forti. A partire dalle elezioni Regionali in Emilia-Romagna che, in caso di successo leghista, potrebbero spingere il governo a ulteriori riflessioni, e magari qualche esponente a eventuali fughe verso lidi diversi, possibilmente più a destra e tinti di verde.Regno Unito, la lezione da imparare dopo la vittoria di Boris Johnson