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Regno Unito, la lezione da imparare dopo la vittoria di Boris Johnson

Un voto netto, che non lascia troppo spazio a dubbi e interrogativi di sorta. Il Regno Unito ha deciso compatto, senza esitazioni, consegnando la vittoria al partito Conservatore del premier Boris Johnson. Le prime proiezioni stanno confermando in queste ore quanto già immaginato con gli exi poll, con i Tory che avrebbero 368 seggi, 50 in più rispetto alle elezioni del 2017. Una proiezione di Sky News conferma che i Tory otterranno tra i 358 e i 368 seggi a Westminster e che il premier Boris Johnson avrà un margine di maggioranza tra i 66 e 86 seggi. I laburisti avranno tra i 192 e i 202 seggi.

In mattina è arrivata l’attribuzione del seggio numero 326 che, quando ancora c’erano da assegnare 40 seggi, ha sancito la maggioranza assoluta per i Conservatori.  “Grazie a tutti nel nostro grande Paese, a chi ha votato, a chi è stato volontario, a chi si è candidato. Viviamo nella più grande democrazia del mondo” ha esultato il premier britannico. “Ho ricevuto un mandato molto forte, andremo fino in fondo con Brexit”, ha detto applaudito a notte fonda.               Una sconfitta senza appello per i laburisti, un risultato che per i conservatori non si vedeva dai tempi di Margaret Thatcher quando conquistò il terzo mandato nel 1987, e che segna la disfatta peggiore dal 1935 del partito di Jeremy Corbyn, che finisce subito sotto processo. “Uno shock” è stato il commento di John McDonnell, esponente di punta dei laburisti, “sul futuro di Jeremy Corbyn saranno prese decisioni appropriate”. E su Twitter rimbalza l’hashtag #CorbynOut. Un successo, quello di Johnson, basato principalmente sul martellamento costante legato alla Brexit. Su quella il premier si è giocato tutte le sue carte per restare a Downing Street, su quella ha costruito il suo successo. Matteo Renzi ha commentato così i risultati: “La sinistra radicale, quella estremista, quella dura e pura è la migliore alleata della destra. Continuate pure ad insultare Blair e tenervi Corbyn: alla fine così vince la destra più radicale. E alla fine la #Brexit sarà colpa anche di questo Labour”.

A fargli eco Lorenzo Guzzetti, ex sindaco di Uboldo in provincia di Varese: “Ha vinto questo signore qui nel Regno Unito che, nonostante si tiri per la giacchetta, è sempre bene ricordare essere distante da Salvini e compagnia cantante”. Aggiungendo poi che ” il sovranismo (a me non piace metterla sulla destra e sinistra che ormai non esistono più) non si combatte con Bella Ciao, l’antifascismo, gli idealismi alla Corbyn o estendendo le sardine emiliane in tutta Italia. Si combatte con i numeri, i fatti, i contenuti. Si combatte con il desiderio, anche a destra, di non morire salviniani e populisti, ma di rivendicare uno spazio europeista anche a destra”.

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