Un parcheggio vietato, l’auto di servizio di un vigile messa in un posto riservato ai disabili. L’inizio di un incubo per Gian Marco, contro il quale si era scatenata una vera e propria gogna social, con insulti, accuse, prese in giro. L’inizio della fine per un uomo che non ha retto quella pressione improvvisa, il senso di colpa, di vergogna, la rabbia. Gian Marco Lorito, 44 anni, è arrivato fino al punto più estremo, quello di togliersi la vita stanco di vedere il proprio nome capeggiare sui social network, sempre accompagnato da parole di scherno.
Una lista lunghissima di messaggi, di ogni tipo: “Meglio ridere, altrimenti è meglio spararsi”, “Vergognati”, “Ecco gli abusi di potere”, “Incivile, è così che dai l’esempio!”. Altri terribili, come “Puoi anche ammazzarti”. Gian Marco alla fine non ha retto: non vedendolo rincasare dopo aver finito il suo turno al comune di Cividate, la moglie ha chiamato il corpo di polizia di Palazzolo, comando di appartenenza dell’agente. Si erano attivati anche i vigili del fuoco per le ricerche, fino a che il corpo non è stato trovato nell’auto di servizio.
L’agente, che l’anno scorso era stato premiato perché aveva fermato un’auto rubata con a bordo gli attrezzi dei rapinatori, si era sparato con la pistola d’ordinanza. Tutta colpa di quel 24 gennaio quando Lorito aveva parcheggiato l’auto della polizia locale sulle strisce riservate ai disabili per seguire un corso anti-infortunistica. L’immagine era stata catturata da uno smartphone e rilanciata. Lui, mortificato, si era subito scusato per l’accaduto. Ma la vicenda non era finita lì: alla fine, schiacciato dal peso di quel momento, la scelta peggiore. Una storia nella quale ci hanno perso tutti. Carlotta, la storia di chi a 19 anni sconfigge il cancro per tornare a giocare a volley