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Dimartedì, Di Battista come Orsini: “Draghi è il Lukashenko di Biden”

Alessandro Di Battista come Alessandro Orsini. Ospite di Giovanni Floris a Dimartedì, l’ex esponente del M5S definisce il presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, “il Lukashenko di Biden”. Di Battista utilizza la stessa espressione coniata qualche giorno prima dal professor Alessandro Orsini di fronte a Massimo Giletti nello studio di Non è l’Arena.

Alessandro Di Battista

“Draghi come si sta comportando?”, gli domanda a bruciapelo Floris. “Io non credo che vi sia oggi un leader europeo più suddito e succube degli americani più di Draghi”, replica deciso e senza peli sulla lingua Di Battista. “Lo è evidentemente da diverse settimane. Per me non ha mai pensato all’interesse nazionale. – affonda ancora il colpo l’ex pentastellato – Vedo ancora una volta che prosegue a non toccar palla. Ci sono altri europei che ottengono, a rispetto ai prezzi del gas, di più di quello che lui cerca di ottenere”.

“Ora cerchiamo di essere tutti quanti onesti intellettualmente. – questo l’invito di Di Battista – È un anno che Draghi è stato descritto come il nuovo Churchill o il nuovo De Gaulle. Come l’uomo capace di prendere il posto della Merkel. Ha fallito sotto tutti i punti di vista. L’inflazione galoppa. La maggior parte dei cittadini italiani soffre. Parte del reddito di cittadinanza la stanno impiegando persone che hanno difficoltà ad arrivare a fine mese per pagare gli aumenti delle bollette”.

“Dal punto di vista delle riforme, non ne ricordo una fatta da questo governo capace di migliorare la vita di noi cittadini. – prosegue nella sua invettiva Alessandro Di Battista – Dal punto di vista della politica estera, Draghi si mette sull’attenti e obbedisce esclusivamente a quello che gli ordina Biden. Si sta comportando, dice bene Travaglio (in realtà lo ha detto Orsini, ndr), come il Lukashenko di Biden. Cioè l’Italia da grande Pese europeo si è trasformata nelle ultime settimane in un Paese satellite degli Usa. L’interesse europeo cozza con quelli americani. Oggi sono molto più preoccupato rispetto a qualche settimana fa perché la pace si allontana. Non la vogliono”, conclude.

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