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Dimartedì, Di Battista contro Friedman: “Scenate ridicole, tornatene a Washington”

Alessandro Di Battista infuriato durante l’ultima puntata di Dimartedì. A far perdere letteralmente le staffe all’ex esponente del M5S è il giornalista americano Alan Friedman. Quest’ultimo si è esibito poche ore prima nella scenetta di pulire la sedia dove era seduto il leader pentastellato Giuseppe Conte a L’aria che tira. Provocazione inaccettabile secondo Di Battista che invita caldamente il suo interlocutore a rispettare l’Italia o a tornarsene a Washington.

Di Battista contro Friedman a Dimartedì

“Credo che non bisogna dare troppa credibilità o valori al facile antiamericanismo. – attacca Friedman a Dimartedì – Bisogna invece parlare della sostanza, non facili antiamericanismi di un amico di Chavez (Hugo, ex presidente del Venezuela) o del dittatore dell’Iran. – polemizza rivolto a Di Battista – Non bisogna fare false previsioni e paragonare ad esempio il fatto che c’è stata la guerra in Iraq e quindi i russi adesso sono innocenti e non hanno motivo di chiedere scusa per le loro atrocità. L’Iraq non c’entra minimamente. Quello che succede è che, piaccia o meno a Di Battista, la politica estera italiana del governo Draghi è cambiata profondamente da quando voi eravate con il governo giallo-verde. Ora c’è un governo europeista. Voi eravate euroscettici. Ora c’è un governo atlantista mentre voi eravate amici della Russia”.

“Non so perché il dottor Friedman al posto di argomentare debba insinuare. – repica stizzito Di Battista – Io tra l’altro Chavez non l’ho mai conosciuto. Ma evidentemente il suo modus operandi è quello che ha dimostrato oggi quando si è alzato (dalla sedia de L’aria che tira, ndr) il leader del principale partito italiano e lei, scimmiottando Berlusconi, e la cosa non le fa onore, ha pulito la sedia. Questo è il suo modo di argomentare, non è il mio”.

“Io Floris, ora parlo a lei, non sono mai stato un amico di Chavez, non avendolo mai conosciuto perché è morto prima che entrassi in Parlamento. – prosegue nel suo sfogo Di Battista – Ho sempre giudicato le sanzioni al Venezuela collegate alla nazionalizzazione del petrolio e non ai diritti umani. Perché dei diritti umani a certe persone gli interessa un giorno si e l’altro no. Soltanto sulla base di chi sono le persone che li violano. Se questo signore pensa di mettermi sotto senza argomentare è cascato male. Può anche tornare a Detroit o Washington e rispetti la prima forza politica del Paese senza fare queste scenate ridicole”, conclude.

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