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Di Maio: “Mi sento prigioniero”. Il dilemma: salvare il governo o il Movimento?

Movimento 5Stelle in confusione totale, Di Maio al bivio. La crisi, la recessione, le misure messe in atto alla bene e meglio e il contraccolpo subito dalla base per il crollo nel voto abruzzese. La fotografia del momento più nero dei grillini arriva, come al solito, dal web. In molti ora spingono per utilizzare come arma di ritorsione verso il vincitore, Matteo Salvini, il “sì” all’autorizzazione a procedere al Senato sul caso della Diciotti, minacciando, in caso contrario, di non dare un soldo per finanziare la campagna per le Europee.

Daniele Tizzani, altro personaggio famoso del movimento in Liguria (organizzava le dirette di Beppe Grillo), invece, ha rispolverato la vena “complottista”: se prima giornali e Tv avevano Matteo Renzi come campione per combattere il Movimento, ora – è la sua tesi – stanno tentando un’operazione più subdola usando il Matteo leghista.

E, naturalmente, lo stato d’animo dei militanti si trasmette ai dirigenti, aggiungendo confusione a confusione. L’area movimentista di Roberto Fico è in subbuglio. Paola Nugnes addirittura tira in ballo il Di Battista: “Il suo ritorno ha avuto un effetto pessimo sul voto”. Poi il sarcasmo di Davide Galantino: “Le star andavano bene all’opposizione”. Elena Fattori, invece, rilancia il suo j’accuse: “Ci siamo troppo snaturati per seguire Salvini. Ecco i risultati! In più abbiamo scambiato la campagna elettorale per un reality o Amici”.

Addirittura la candidata grillina nella corsa in Abruzzo, Sara Marcozzi, sposa una tesi assolutoria che si trasforma in un “testacoda” sul piano intellettuale: “Ha perso la democrazia”. Era fatale, quasi scontato, che il successo di Salvini e il contemporaneo crollo elettorale dei grillini, avrebbe destabilizzato il governo. Tant’è che ieri mattina il leader leghista ha fatto di tutto per rassicurare l’alleato, per garantirgli che non sfrutterà il successo elettorale per rimpasti o altro.

Il voto abruzzese, infatti, ha anticipato un dilemma che cadenzerà la maratona elettorale di primavera: salvare il governo o il Movimento? Una questione che contrappone l’anima grillina votata al governo ad ogni costo, a quella delle origini. Un interrogativo che esplicita la difficoltà del gruppo dirigente ad individuare una risposta comune ad una sconfitta elettorale che, per molti, è il segnale di un ridimensionamento elettorale irreversibile. Di Maio ha sintetizzato il momento in una battuta: “Mi sento prigioniero!”.

Prigioniero tra le esigenze di governo, che la crisi economica renderà sempre più indigeste per i grillini, e la natura stessa del Movimento. Di fronte alla sconfitta elettorale il partito è inerme, non sa che strada scegliere. C’è un lagnarsi infantile per la sconfitta, che non si traduce in una reazione, in una risposta. Tra le più anime del Movimento,  ora si parla addirittura di “scissione”.

E ora il resto del centrodestra potrebbe incalzare Salvini a staccare la spina e tornare insieme al governo. Se ci sarà una politica che metterà in evidenza le contraddizioni della politica economica di questo governo, i temi che contrappongono leghisti e grillini, lo stesso Salvini non avrà vita facile. Anzi, è probabile che dopo le elezioni europee ci sia il collasso della maggioranza gialloverde. Ieri in Veneto il coordinatore di Forza Italia, Davide Bendinelli, ha lanciato una raccolta di firme contro il reddito di cittadinanza e a favore dell’autonomia della Regione.

Ed è probabile che la stessa iniziativa sarà lanciata anche nelle restanti regioni del Nord. Questa è la premessa, bisogna vedere se l’eccesso di prudenza e la soggezione verso l’alleato leghista, impediranno che ci sia un seguito. “Equivarrebbe – avverte Bendinelli – ad un disarmo unilaterale”.

 

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