Chi può spendere lo faccia. Questo l’appello lanciato da Mario Draghi ai governi europei, la Germania in primis. Un invito fatto dal presidente che si è così fatto portavoce di una frustrazione condivisa da tutti i membri del Consiglio direttivo. Accompagnato da altre riflessioni: la Bce non ne ha mai discusso, ma “dare soldi ai cittadini è un compito della politica fiscale non della politica monetaria”. E ancora, l’inflazione sarebbe già salita e “salirebbe più velocemente” se la Banca centrale europea fosse accompagnata da adeguate politiche fiscali.
Quanto alle politiche di bilancio, l’orientamento lievemente espansivo nell’area dell’euro fornisce “al momento un certo sostegno all’attività economica”. “Alla luce dell’indebolimento delle prospettive economiche (che nelle proiezioni non hanno tenuto conto di hard Brexit e dell’escalation della guerra dei dazi in agosto) e di rischi al ribasso ancora pronunciati, i governi che dispongono di margini per interventi di bilancio dovrebbero agire in maniera efficace e tempestiva”.
“I governi dei paesi con un debito pubblico elevato devono perseguire politiche prudenti che creino le condizioni affinché gli stabilizzatori automatici operino liberamente”. Paesi come la Germania, dunque, devono agire tempestivamente e non aspettare che la recessione si manifesti in pieno, è il senso sottinteso dei commenti del presidente. Draghi ha preferito lodare esplicitamente la tempestività di un maxi-piano per la crescita varato di recente dal governo olandese.Bce, cosa succede se arriva “il falco” Weidmann al posto di Draghi