Il reddito di cittadinanza equivarrebbe ad un salario da lavoro dipendente al livello minimo per un part-time. Questo è quanto è emerso dal calcolo del Salary Outlook 2018 dell’Osservatorio JobPricing, che ha comparato il reddito di cittadinanza con le retribuzioni minime dei principali contratti di lavoro per numero di occupati. In sostanza, il reddito del M5s equivarrebbe a un salario dal lavoro dipendente al livello minimo per un part-time che, a seconda del contratto collettivo, andrebbe dal 58% al 63%. Un’indicazione chiara sulla potenziale sostituibilità tra i due.
La misura per la quale il M5s ha previsto un fondo di 9 miliardi (a cui si aggiunge un miliardo per il rafforzamento dei centri per l’impiego), però è ancora in fase di definizione nell’attesa di un decreto ad hoc. Da recenti rumors di Governo, quello che inizia a sembrare certo è che il reddito di cittadinanza e le pensioni di cittadinanza partiranno nei primi tre mesi del 2019. Un percettore-tipo (ad esempio un single senza casa) potrebbe portare a casa 780 euro al mese, che in base alle tabelle dei minimi salariali dei principali contratti nazionali di lavoro, significherebbe assicurargli un posto di lavoro part-time.

In attesa dei dettagli ufficiali, ci si può fare un idea di cosa significhi per una famiglia “normale” ricevere questo sussidio. Anche se è vero che il progetto obbliga il percettore all’attivazione per cercare di collocarsi nel mondo del lavoro, sussiste dall’altro lato il pericolo di creare un assistenzialismo che cristallizza il mercato nero e grigio del lavoro, disincentivando l’occupazione. I requisiti però, per accedere alla misura economica sono stringenti, come anche quelli per mantenerla nel tempo.
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