Una storia di coraggio, di forza di volontà. La voglia di vivere che ha la meglio anche di fronte a ostacoli grandi come grattacieli, che permette di abbattere ogni barriera. Accompagnata da quell’ironia che fa affrontare ogni sfida con il sorriso tra le labbra. Tutte caratteristiche che Emanuele Lambertini, atleta e tra le più grandi promesse dello sport paralimpico italiano, conosce bene. E che gli permettono di non perdersi d’animo mai, arrivando a scherzare: “Quando qualcuno mi chiede se voglio una mano, io rispondo grazie, ma di una mano non me ne faccio niente, al massimo una gamba”.
“La gamba che ho in meno è qualcosa in più rispetto agli altri – ha raccontato Emanuele alle pagine di Fanpgae – Io sono diverso e per questo sono prezioso. Non sto qui a dirmi che cavolo, perché proprio a me? No, invece è successo proprio a me e quindi è una fortuna. E ora devo dare il massimo con quello che ho”. Nato a Cento nel 1999, si definisce ottimista: “Non ho vissuto, ma sono sopravvissuto, che è molto diverso”.
La malformazione di Emanuele gli aveva causato, da piccolo, cancrene e perdite di sangue. Fino a quando dei medici francesi non gli avevano proposto l’amputazione: “Si è trattato di una vera e propria rinascita”. Avvicinatosi alla scherma grazie a un’amica della madre, a 15 anni è entrato nel giro della nazionale italiana. A 17 anni è stato inoltre il più giovane atleta della spedizione italiana alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro e oggi sogna, dopo la laurea in ingegneria dell’automazione, di poter realizzare “nuovi strumenti per aiutare le persone disabili”.Salvini cita la Madonna di Medjugorje, ma non ha capito il suo messaggio