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Emergenza alimentare, l’allarme di Caritas e Anci: “Famiglie ancora in difficoltà, a rischio nuove tensioni”

I 400 milioni stanziati dal governo per l’ emergenza alimentare in pieno lockdown, sono arrivati a un milione e mezzo di famiglie, circa 4,3 milioni di cittadini nei calcoli dell’Anci, l’associazione dei Comuni italiani. Il 65% dei Comuni ha erogato contributi tra 200 e 400 euro, il 21% sopra i 400 euro, il 14% sotto i 200 euro. Un terzo dei primi cittadini ha preferito portare la spesa a casa. Gli altri hanno optato per il buono. Altri ancora, a Napoli per esempio, potevano accedere ai benefici nei supermercati convenzionati dietro esibizione di tessera sanitaria e un Pin speciale fornito ogni settimana. Ma l’emergenza alimentare in Italia non è finita, e in molte città i fondi sono finiti da tempo e le persone hanno bisogno.

“Certo siamo stati più veloci della cassa integrazione”, ha raccontato Antonio Decaro, presidente Anci e sindaco di Bari. “D’altro canto la situazione era drammatica, la gente cominciava ad assaltare i supermercati e le banche. Il governo ci pregava di fare presto. Tensioni sparite anche grazie a questi aiuti, irrobustiti da fondi regionali per 8,4 milioni nei 51 capoluoghi di provincia che abbiamo monitorato e nei quali risiedono quasi 13 milioni di persone. In metà dei Comuni sono arrivare pure donazioni da privati per 3,5 milioni”. Ma l’emergenza non è finita. “La gente continua a chiederci i pacchi”, ha proseguito Decaro. “In moltissimi casi la Cig non si vede ancora. Proprio oggi un cittadino mi ha chiesto: “Sindaco, ma quando arriva la Cassa?”. Cosa posso rispondergli? I sindaci nulla possono sulla Cig”.  Secondo i dati di Caritas Italia, che in questo periodo di emergenza registra un +105% di accesso ai servizi, si è evidenziato un incremento delle richieste di aiuto alimentare: +90% a Potenza, tra + 30 e 60% a Castellaneta in Puglia, +35% a Trieste, addirittura +563% a Siracusa. Nella diocesi di Milano 16.500 famiglie hanno bisogno del pacco spesa, di cui 5 mila in città. A Roma servono, al netto delle donazioni, 50 mila euro in più per gli empori e 30 mila euro per i pasti nelle mense.
“L’ emergenza alimentare, seppur meno pressante di qualche settimana fa, continua”, spiega don Andrea La Regina. “E poi c’è chi ha accumulato debiti, bollette, rate. Le persone non hanno lavoro. Gli aiuti del governo non arrivano. I giovani sono scoraggiati. E il Rem non arriva ai più fragili: troppe condizioni e burocrazia”.

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