Vai al contenuto

Ciao ciao Giggino! Scoop choc: altri 6 grillini salutano e “migrano” verso Silvio

Dopo il “caso Dall’Osso“, starebbe continuando sotto traccia l’emigrazione dai 5stelle verso l’area moderata, in primis Forza Italia. Secondo uno degli esponenti del primo cerchio berlusconiano al Senato sei senatori grillini potrebbero cambiare casacca nelle prossime settimane o, al massimo, a fine gennaio (mettendo in crisi il governo). Di questi, tre già sarebbero acquisiti, mentre con altri tre c’è un’interlocuzione ravvicinata. Alla Camera, invece, gli interessati a fare i bagagli e a lasciare Beppe Grillo sarebbero quattro.

In questi frangenti i condizionali sono d’obbligo, ma i segnali si stanno moltiplicando. Berlusconi non si nasconde: “Ci sono buone prospettive che questo esodo si verifichi e che questo governo cada”. E il moltiplicarsi dei voti di fiducia (oggi ce ne saranno due, uno alla Camera sul dl fiscale e l’altro al Senato sull’anti-corruzione) dimostrano il nervosismo che c’è nel governo.

“Berlusconi – osserva Adriano Galliani, uno dei fedelissimi – non ha mai messo la fiducia su un provvedimento sulla giustizia: è un segno di debolezza”. Mentre il capogruppo dei senatori Pd, Andrea Marcucci, nel molo di spettatore, è ancora più esplicito. “Non solo lo penso, ma ne ho cognizione: ci sono almeno 15-20 senatori grillini che stanno valutando il trasloco. La destra del movimento sente il richiamo della foresta. In più sanno benissimo che la penale di 100mila euro è una menata finché in Costituzione non c’è il vincolo di mandato”.

Al di là delle mille valutazioni che si potrebbero fare sul fenomeno, il dato importante è che segnala un malessere profondo. Qui non si tratta di trattative “ad personam”, ma delle conseguenze dello stato di difficoltà in cui versano i grillini. La caduta perpendicolare nei sondaggi ne è la riprova. Questa settimana i grillini hanno toccato lo scalino del 24%, quasi dieci punti in meno rispetto alle politiche.

Lunedì scorso la diffidenza tra i due vicepremier ha superato il livello di guardia.”I due non si parlano”, ha confidato la sera al telefono il sottosegretario Giancarlo Giorgetti: “Qualunque cosa chiedi a Di Maio, ti risponde no”. Atteggiamento che corrisponde ad una regia studiata, ma che può essere foriero anche di grossi guai. “Capisco la tensione dei grillini – si infervora il sottosegretario leghista al Mef, Massimo Bitonci – ma la polemica sui 49 milioni della Lega è un imbarbarimento. Una cosa che non si fa”.

Toni duri, minacce e controminacce, in un’atmosfera pesante. Succede con i colonnelli grillini che non hanno la perizia necessaria per accelerare o frenare sui pedali della polemica, senza combinare guai. Ecco perché anche se la tabella di marcia di Salvini punta ancora a salvaguardare l’attuale governo fino alle elezioni europee, la crisi dei 5stelle potrebbe determinare imprevisti o colpi di scena. Come l’esodo di deputati e senatori…

 

Ti potrebbe interessare anche: Conte accontenta l’Europa: alta tensione Salvini-Di Maio. In bilico pensioni e reddito