Il Movimento Cinque Stella da un parte. Quello che, un anno fa, aprì di fatto le porte di una delle più importanti e gloriose democrazie occidentali, l’Italia, agli estremismi di una destra arrogante, aggressiva, cattiva. Dall’altra il Pd, che pure di quel passaggio fu a sua volta colpevole: il no deciso a qualsiasi ipotesi di alleanza con i grillini spinse Salvini e Di Maio a tendersi la mano, dando vita al governo gialloverde. Ora, per entrambi i partiti è arrivato il momento della responsabilità.
Un ruolo chiave potrebbe giocarlo ancora il premier Conte, l’uomo che più di tutti in questi giorni ha rappresentato, con il suo discorso durissimo in Senato, l’opposizione alla politica salviniana, grezza e spregiudicata. E che potrebbe veder confermato il suolo ruolo in caso di nascita dell’atteso esecutivo di marca giallorossa.
Un’idea che piace anche a Rossi, che lo ritiene “il simbolo di quest’ultima fase della crisi di governo”. L’importante, però, è che Di Maio e Zingaretti vincano le ultime resistenze e abbraccino l’idea di un esecutivo che faccia le riforme utili al Paese e si trasformi, allo stesso tempo, in un prezioso argine verso una destra che continua a mostrare il suo volto peggiore. Quella capitanata da Salvini.Zingaretti si è convinto: sì al Conte bis, si va verso il governo giallorosso