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Flat tax: perché non piace a Confindustria e Bankitalia

La Flat tax non piace a Confindustria e a Bankitalia. E’ quello che emerge dalle dichiarazioni degli ultimi giorni, anche se al momento la riforma fiscale è solo un’ipotesi, messa sì nero su bianco nel contratto di governo, ma pur sempre un progetto tutto da realizzare.  L’attacco alla Flat tax è partito dai giovani industriali che hanno detto “no grazie” alla possibile introduzione delle due aliquote uniche. Uscita cui hanno fatto seguito, sabato scorso, le parole del presidente di Confindustria Vincenzo Boccia: «Hanno ragione – ha detto a margine del convegno degli industriali a Rapallo – penso che bisogna evitare di aumentare il debito pubblico, che poi diventa un’altra tassa sul futuro delle giovani generazioni». Boccia ha poi invitato i due vicepremier «a uno stop della campagna elettorale permanente». Alla replica di Di Maio che ha parlato in un video della necessità di questo provvedimento anche per aiutare quelle aziende che non ce la fanno «perché hanno crediti verso lo Stato che non vengono pagati», Boccia ha risposto  che «in questo Paese bisognerebbe smetterla di parlare solo di pensioni», mentre sarebbe necessario riflettere «di patto generazionale», concludendo ricordando che «la riduzione del debito pubblico è un primo atto di rispetto verso le nuove generazioni»

Perché la Flat tax non convince Bankitalia

La Flat tax non convince Bankitalia.  Se da un lato il governatore Ignazio Visco apprezza la volontà di ridurre la pressione fiscale, dall’altro il numero uno di Palazzo Koch ha messo l’accento sulla necessità di contenere il debito. «E’ una buona cosa ridurre le imposte sui fattori di produzione e ridurre le imposte più distorsive –  ha detto all’AdnKronos – Ci vuole una riforma fiscale sicuramente e ci vuole una buona attenzione al modo in cui si interviene per l’inclusione delle persone, per dare a tuti opportunità sul mercato del lavoro perché la migliore difesa dalla povertà è il lavoro». Poi però ha aggiunto: «È scritto nella Costituzione che dobbiamo avere i conti in ordine, non è che ce lo dice qualcun altro e, in ogni caso, al debito corrisponde il risparmio degli italiani», Visco ha riconosciuto l’opportunità tanto di una riforma fiscale quanto di forme di sostegno al reddito, come indicato nel programma del governo gialloverde, «ma bisogna vedere modi e tempi e avere chiari i vincoli di bilancio», ha precisato. Una scarsa attenzione al contenimento del debito riaccende tensioni sullo spread e inquieta l’UE. Ne è convinto Visco e con lui l’ex rettore della Bocconi Guido Tabellini,  ex rettore della Bocconi e candidato ministro del tesoro nel governo Cottarelli: «Una volta che si è persa la fiducia, la situazione può precipitare molto in fretta: sta al governo evitare che questo succeda, rassicurando i cittadini e i mercati che gli obiettivi sul disavanzo saranno rispettati», ha detto.

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