C’era una volta un Movimento Cinque Stelle schiumante rabbia e voglia di rivincita, dagli slogan forti, pronto a dar battaglia alla “vecchia politica”, quella dei corrotti e degli incompetenti, e dar voce a chi si diceva stremato da anni di immobilismo e malgoverno. Un fenomeno dilagante, in rete e nelle piazze, capace di smuovere le masse e attirarsi sempre più consensi. Era il 2014 e il Circo Massimo di Roma si tingeva di giallo, in silenzio ad ascoltare un Beppe Grillo più raggiante che mai annunciare dal palco, senza rinunciare alla sua proverbiale ironia: “Siamo 500 mila. 150 mila, però, secondo la questura”. Una folla oceanica. Che oggi non c’è più. Il ritorno dopo quattro anni del popolo pentastellato nella capitale ha un sapore molto meno trionfalistico, più contenuto. Le cose sono cambiate, certo. Il Movimento non è più opposizione feroce ma forza di governo. Il suo popolo, però, s’è perso per strada.
Sparse qua e là, gigantografie che raccontano la storia del Movimento. Una parata autocelebrativa che attraversa i recenti successi, a partire dagli ormai V-Day fino alle ultime iniziative. I palloncini simboleggiavano la vittoria rappresentata dall’abolizione del vitalizio. I presenti, quelli senza tesserino da giornalista o politico del Movimento, portavano cartelli che chiedevano un passo indietro, l’allontanamento da Salvini. “Obiettivo 40%” si leggeva, la soglia di consenso necessaria, stante l’attuale sistema elettorale, a governare da soli. Un traguardo pretenzioso, lontano secondo i sondaggi. E secondo una fotografia, quella dall’alto, di un Circo Massimo molto meno pieno.