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Fratelli d’Italia, denunciati due attivisti: andavano a caccia di stranieri in diretta Facebook

Un video in diretta Facebook. I nomi e i cognomi di famiglie di origine straniera sui citofoni di case popolari a Bologna. Una vera e propria caccia. Per dimostrare cosa? Due “geni” di Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni, avevano postato tutto sui social, per poi cancellare in un secondo momento. Autori del capolavoro di deficienza sono stati il deputato Galeazzo Bignami e Marco Lisei, consigliere comunale in quota FdI. Secondo i due politici questa trovata aveva lo scopo di dimostrare i criteri di assegnazione degli alloggi favoriscono i cittadini stranieri.

Una boiata, è evidente. Tanto è vero che adesso deve intervenire il Garante della Privacy, perché l’avvocato Cathy La Torre, ex consigliera comunale e attivista per i diritti civili, ha presentato un esposto. Ai due attivisti di Fratelli d’Italia viene imputato di aver violato il diritto alla privacy dei titolari delle case popolari. Un rischio che i due avrebbero già messo in conto prima di procedere al “blitz”, visto che lo stesso Bignami, che è avvocato come Lisei, nel filmato aveva dichiarato: “Ci diranno che stiamo violando la privacy, ma non ce ne frega assolutamente nulla, perché se stai in un alloggio popolare e c’è il tuo nome sul campanello bisogna che ti metta nell’ottica che poi qualcuno può andare a vedere”.

La Torre ricorda ai due politici in un post su Facebook: “Poiché però non siamo (ancora) in un’Italia nazista, ma in uno Stato di Diritto retto dalla Costituzione Italiana, ricordo ai due Colleghi Avvocati e candidati che per la legge, la diffusione di nomi, cognomi indirizzo di residenza degli assegnatari degli alloggi popolari per essere lecita deve ricevere il consenso degli interessati. Senza tali requisiti la diffusione viola la normativa in materia di protezione dei dati personali”.

La Torre ricorda ai due attivisti di Fratelli d’Italia che “tutti quei cittadini violati nella loro Privacy potranno chiedere un risarcimento danni rivolgendosi al Tribunale di Bologna” e invita anche chi non direttamente coinvolto a inviare una segnalazione al Garante come la sua di cui riporta il testo integrale.

 

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