Genova grida ancora di rabbia, a mesi di distanza da quel maledetto 14 agosto segnato dal crollo improvviso del Ponte Morandi e dalla morte di 43 persone, mentre il resto d’Italia si preparava a festeggiare il Ferragosto. I genovesi sono sul piede di guerra, puntano il dito contro Autostrade, accusano il ministero dei Trasporti. Dal giorno della tragedia, infatti, la città ligure fatica a rialzare la testa. Le autostrade ingolfate, la ferrovia ripartita con mille difficoltà, i traffici via mare rallentati.
Come scrive Repubblica, soltanto a ottobre il porto cittadino ha perso l’8% dei suoi traffici, mentre lo spostamento del traffico pesante sulla A7 Milano-Genova dopo il crolla ha finito per rallentare pesantemente la viabilità. La ferrovia, liberata a fatica dai detriti, è ripartita tra mille difficoltà. Una situazione che ha influenze negativo su tutta la regione. La Camera ha raccolto tutti moduli delle imprese che hanno subito danni, diretti o indiretti. Oltre duemila i modelli “Ae” consegnati, 800 dei quali legati al commercio genovese, che dichiara danni per 121 milioni di euro su un totale di 422.
Delle 1434 imprese insediate nelle zone arancione e rossa, soltanto 404 hanno presentato alla Camera di Commercio la denuncia dei danni (28,2%). Perché? “La sensazione è che molte delle imprese di queste zone abbiano rinunciato in partenza a partecipare alla conta dei danni, o perché scoraggiate dalla mancanza di certezze sui fondi disponibili per gli indennizzi o perché non informate a sufficienza” è il commento amaro del presidente della Camera di Commercio Luigi Attanasio.Ponte Genova, altra beffa: cambia il decreto ma i progetti ancora non ci sono