In una recente intervista rilasciata al Corriere della Sera, in occasione dell’uscita del suo ultimo disco “Sei nel l’anima” Gianna Nannini si mette a nudo, raccontando gioie e dolori della sua carriera. Il titolo stesso, con quel singolare spazio fra preposizione e articolo, offre uno sguardo nel cuore dell’artista, che desidera mettere in primo piano l’anima, il nucleo essenziale della sua musica.
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Gianna Nannini, icona della musica italiana, si apre con sincerità su temi che vanno oltre la musica stessa. Parla della sua identità, della sua esperienza di crescita, e della sua continua ricerca di autenticità. Nel brano “1983”, dichiara di essere “nata senza genere”, sottolineando la sua visione del mondo come un luogo dove le categorie non devono definire le persone.
Per la prima volta, Gianna Nannini esplora il tema dell’identità di genere. La sua. Dice che da giovane e da piccola si sentiva “senza genere sessuale, non appartengo a una categoria. Quando sei bambino non capisci le differenze — bianco-nero, uomo-donna — che la società amplifica per creare divari. Nell’adolescenza ho vissuto altre difficoltà, non mi sono mai identificata”.
Gianna Nannini, nata nel 1983
Poi arriva la sua “nascita”, come lei la chiama: “Era il periodo di “Fotoromanza”: ho perso me stessa. Ho sperimentato la vera follia, il non capire chi sei, il capire che se non esci da lì è finita… È stato difficile ma ci sono riuscita: la mia mente ha fatto tutto. Quindi sono nata nel 1983 e se qualcuno non ci crede peggio per lui”.
Ci sono voluti comunque anni per maturare, fino all’esplosione nel 1990. Sono comunque seguiti altri momenti difficili: “Quando ero incinta c’è stata violenza sulla mia età… È stato anche un massacro mediatico. Ma chi può permettersi di giudicare?”.