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Gli accumulatori seriali esistono anche nel mondo digitale: Digital hoarding, quando fare pulizia di vecchie mail e foto diventa una malattia

Mail che arrivano a ogni ora della giornata e della notte, messaggi di testo e vocali, notifiche sui social network. Questi sono solo alcuni esempi di quello che accade nei nostri smartphone che, nell’era del digitale, usiamo sempre più di frequente per comunicare e condividere, accumulando così grandi quantità di dati come foto, video e messaggistica. Le memorie dei nostri dispositivi elettronici diventano veri e propri archivi portatili a volte anche di cose non indispensabili, da cui spesso non vogliamo o non riusciamo a liberarci. In questo modo, così come per gli accumulatori di oggetti in casa, anche la tecnologia digitale sta producendo una nuova tipologia di accumulatori seriali. A rivelarlo due ricercatori dell’australiana Monash University in uno studio presentato all’International Conference on Information Systems di San Francisco second cui per qualcuno il “digital hoarding” può essere una vera e propria malattia.


Il digital hoarding
Con il termine “digital hoarding” si vuole indicare l’archiviazione di una quantità crescente di materiale digitale che non viene eliminato, nonostante non sia (più) di alcuna utilità. Secondo i dati raccolti dagli studiosi, anche nel mondo digitale si può parlare di accumulatori seriali. In questo caso, ad essere conservati all’interno dei dispositivi mobili sono vecchie email, messaggi, foto, video e documenti che non sono più utili e risultano non indispensabili ma che occupano memoria. I risultati dello studio hanno rivelato che il digital hoarding può trasformarsi in una vera e propria malattia caratterizzata dall’ossessione di digitalizzare ogni cosa, senza poi riuscire a liberarsene.

Per testare la loro teoria, gli studiosi hanno sottoposto 850 persone ad un test simile a quello che viene utilizzato per le diagnosi degli accumulatori compulsivi tradizionali. L’obiettivo era verificare il livello di stress dei soggetti al pensiero di dover cancellare dati e contenuti sui loro dispositivi digitali. La loro conclusione è che “l’accumulo seriale digitale, simile a quello “tradizionale”, può causare alti livelli di stress personale”.

Le categorie più a rischio
Ad essere maggiormente colpiti da questa forma di patologia sono sopratutto i giovani compresi tra i 20 e i 30 anni, dei quali la maggioranza è di sesso femminile; infatti le donne sono quelle che sembrano avere maggiori difficoltà nel liberarsi del materiale digitale inutile. Inoltre, a differenza dell’accumulo seriale reale, lo spazio a disposizione non è un problema. Il livello di stress infatti è risultato indipendente dalla quantità di memoria a disposizione delle persone.

 

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