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Gregoretti, la difesa di Salvini: “A bordo della nave c’erano due scafisti”

Matteo Salvini sostiene che non ci sia stato “alcun sequestro di persona né alcuna “privazione della libertà personale” per quanto riguarda i fatti della nave Gregoretti, caso per il quale ha depositato la sua memoria difensiva in vista del processo che si svolgerà a Catania il 3 ottobre. Secondo l’ex ministro degli Interni, i migranti sull’imbarcazione sono rimasti a bordo “solo il tempo necessario per concordare con altri Paesi europei il loro trasferimento”.

Sempre stando a quanto si legge nelle memorie consegnate da Salvini, sulla nave della Marina militare ci sarebbero stati anche “due scafisti” che sarebbero stati fermati dopo lo sbarco. Tra i punti salienti del documento da presentare al processo del 3 ottobre, riportati in una nota dalla Lega, ce ne sono altri riguardanti quanto avvenuto. L’accusa nei confronti di Salvini è quella di “sequestro di persona pluriaggravato”, che potrebbe costare una pena fino a 15 anni di carcere.Alla memoria difensiva è anche stata allegata la corrispondenza tra la presidenza del Consiglio, il ministero degli Esteri, la Commissione europea e i Paesi dell’Ue, che servirebbero a testimoniare la volontà di procedere con il ricollocamento dei migranti. Il leader leghista ritiene che i migranti siano rimasti sulla nave senza pericoli e con la massima assistenza, ma solo per il tempo necessario per concordare il trasferimento negli altri Paesi europei.Tra le 135 persone a bordo, riporta la nota, i medici non avevano riscontrato “casi sanitari gravi”, escludendo così l’ipotesi di un’evacuazione medica. Il porto di sbarco sarebbe poi stato indicato alle 18:10 del 27 luglio, ad Augusta. Il racconto del leader leghista ha proseguito ricordando che dalla notte del 28 luglio la nave è rimasta ormeggiata, permettendo lo sbarco dei minori, come richiesto dalla procura di Catania. Secondo Salvini a bordo non si registravano episodi di insofferenza.

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