Ma davvero l’esito della trattativa tra Cinque Stelle e Pd, impegnati da settimane nella difficile ricerca di un programma condiviso che porti alla nascita del governo giallorosso, è legato al voto che andrà in scena sulla piattaforma Rousseau? I vertici grillini hanno ribadito più volte che sì, spetterà all’elettorato virtuale l’ultima parola in merito. Attraverso una procedura che, secondo il capogruppo al Senato Stefano Patuanelli, è certificata da un notaio, inappuntabile e sicura.
Di Maio o Grillo potrebbero, quindi, chiedere eventualmente una seconda votazione in caso di risultati sfavorevoli. Qualora durante questo nuovo voto non non si raggiungesse il quorum, il quesito decadrebbe. In queste ore, inoltre, da diversi ambienti vicini alla galassia pentastellata filtra il messaggio: “Le consultazioni non sono vincolanti nei confronti dei parlamentari M5s”.
E in effetti il comma 5 dell’articolo 2 dello statuto del gruppo parlamentare dice che “ciascun componente del Gruppo nello svolgimento della propria attività parlamentare si attiene al programma del Movimento cinque stelle, agli indirizzi deliberati dall’assemblea del gruppo e alle indicazioni degli organi del gruppo, e tiene conto degli orientamenti e indicazioni espresse dagli iscritti al Movimento 5 stelle”.Si tengono in condo le indicazioni degli iscritti ma ci si attiene alle delibere assembleari, dunque. E allora ecco che in realtà il peso della piattaforma Rousseau potrebbe essere molto meno rilevante di quanto dichiarato in queste ore dagli esponenti grillini, che lo considerano “un passaggio fondamentale”.
Governo, il nodo programma: “Passi avanti ma ancora nodi da sciogliere”