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La tentazione dell’opposizione: i 5S meditano la fuga dal governo

Una tentazione che si fa sempre più forte, che raccoglie sempre più adesioni. Tornare alle origini, lasciarsi alle spalle l’esperienza di governo e provare a incarnare nuovamente i sentimenti della gente che scende in piazza per chiedere un cambiamento. Dopo la disfatta elettorale europea, è questo il pensiero che affiora nella mente di tanti esponenti Cinque Stelle. Delusi da un’esperienza, quella in Parlamento, che vede i pentastellati barcamenarsi nel difficile compito di soddisfare gli elettori e allo stesso tempo ritagliarsi uno spazio autonomo rispetto alla Lega.

E così, racconta Pierluigi Battista attraverso il Corriere della Sera, crescere giorno dopo giorno la frangia di chi vorrebbe tornare alle adunate di folle, a gridare “onestà” nelle strade in contrapposizione alla vecchia classe dirigente. “Precedenti nobili e meno nobili. Il Pci di Berlinguer che, scottato dall’esperienza drammatica del compromesso storico, riscopre la diversità antropologica dei comunisti italiani e agita la bandiera della ‘questione morale’ come separatezza in un mondo puro”.
“Ma anche la tentazione di Berlusconi, una volta scoperta la problematicità del governo Dini perso per mano da un ostile presidente Scalfaro, di chiudere i ponti e rinchiudersi nella fortezza della protesta. ‘Tornare a Marx’, imploravano gli intellettuali della sinistra comunista quando non si poteva più tacere sulle nefandezze dei sistemi che a loro dire avrebbero snaturato il messaggio originario. La difficoltà di governare che diventa vagheggiamento di un’isola dell’opposizione”.Tornare indietro: questa è la tentazione. Un’opposizione che agli occhi di molti rappresenterebbe una salvezza di fronte a un fallimento altrimenti inevitabile. Una tesi che si scontra con chi, invece, al governo vuole rimanere, per dimostrare agli italiani che il grido di protesta può trasformarsi in strumento per migliorare il Paese. Una posizione che, però, rischia di diventare minoritaria nei prossimi mesi.

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