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I laureati italiani guadagnano meno di quelli europei

Le iscrizioni all’Università calano e la generazione dei ventenni non è più motivata a studiare per un titolo che non dà poi molte soddisfazioni.

Non è un’opinione diffusa, ma la triste realtà, supportata anche dai dati della società di ricerca Wilis Towers Watson.

Nero su bianco, eccoli i numeri dei nostri laureati: guadagnano meno di tutti gli altri coetanei europei con lo stesso titolo, e la cifra si stima intorno ai 4700 euro all’anno lordi in meno.

Prima di noi Paesi come Francia, Irlanda, Germania, Olanda, Spagna, Regno Unito e Svezia.

I Paesi Bassi e la Germania vantano la più alta retribuzione lorda annua d’Europa con rispettivamente 35mila euro e 44.500 mila euro.

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Da noi la cifra annuale scende a 27.500 contro i 32.214 lordi della media europea, e si abbassa ulteriormente se i dati si riferiscono solo al primo stipendio dopo la laurea. Si esordisce infatti con una media dai 21 ai 24mila euro subito dopo il diploma, dai 23mila ai 26mila dopo la laurea triennale, e tra i 26 e i 29mila dopo la specialistica.

Troppo basse se si confronta con i laureati degli altri paesi europei.

Questo gap è visibile in particolare nei settori come finanza e ingegneria, per i quali la retribuzione inferiore risulta addirittura più accentuata, visto che negli altri paesi si mantiene alta fin dai primi stipendi.

Inoltre il problema grave è quello secondo cui, studiando di più, lo stipendio che si percepisce non è proporzionalmente più alto.

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Quindi l’acquisizione di un titolo di studio maggiormente qualificante non presuppone reali reali come succede automaticamente per i laureati europei: chi consegue il dottorato o un master ha un contratto di ingresso nel mondo del lavoro che in Francia è pari a 37.428, in Germania 43.750. In Italia si ferma sui 32.142 euro.

Di conseguenza, gli altri paesi europei riconoscono il valore di un’alta formazione anche a livello economico, mentre in Italia sembra che studiare di più non convenga alla carriera con tutta una serie di disagi sociali che si ripercuotono sulla vita privata. Crearsi una famiglia è difficile, così come metter su casa o pensare di staccarsi economicamente dal proprio nucleo familiare di appartenenza.