Forse nessuno immaginava che si sarebbe arrivati fino a tanto. E invece sì, quello sul panino portato da casa e consumato dagli alunni al posto della mensa scolastica è un caso arrivato addirittura davanti ai giudici delle Sezioni Unite della Cassazione. La questione, sollevata dal Comune di Torino e dal Miur, dopo una pronuncia favorevole ai genitori degli alunni che preferiscono alla mensa il pasto portato da casa, è stata infatti rimessa con un’ordinanza interlocutoria dalla I sezione civile al presidente della Suprema corte perché coinvolga il massimo organo della giurisdizione.
Il caso, che sarà discusso dagli ermellini ma che varrà per tutti, si riferisce al tra il Comune di Torino e Miur e un nutrito gruppo di genitori. In primo grado, il tribunale aveva dato ragione all’amministrazione, ma la corte d’appello di Torino aveva rovesciato il verdetto, affermando che i genitori possono scegliere il tipo di pasto, ma non dettare “le modalità pratiche” e organizzative, dove cioè consumarlo, anche perché ci sono da valutare degli aspetti igienico/sanitari da valutare. E anche su questo punto i magistrati dovranno pronunciarsi.
Sulla questione c’è un precedente, deciso però in sede amministrativa dal Consiglio di Stato. In quel caso i giudici hanno annullato un regolamento del Comune di Benevento che vietava di consumare il panino nei locali della scuola. Una decisione quella delle Sezioni Unite che inciderà inevitabilmente sull’organizzazione delle mense.Pesa anche la qualità dei pasti forniti agli alunni, come emerso un monitoraggio effettuato dal Nas da settembre. I militari dell’Arma, specializzati nell’antisofisticazione, avevano trovato nelle mense “cibi scaduti, gravi carenze igieniche, perfino topi e parassiti: un film dell’orrore” così come lo aveva definito la ministra della Salute Giulia Grillo.
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