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Non è l’Arena, il giornalista russo fa infuriare Giletti: “Immagini di Bucha sono false”

Puntata movimentata quella di Non è l’Arena che Massimo Giletti conduce in diretta da Odessa, in Ucraina. Ad un certo punto della trasmissione il giornalista si collega con il collega russo Alexey Bobrovsky. Quest’ultimo nega di fatto la strage di Bucha, avvenuta vicino Kiev, parlando di fake news montata ad arte dalla propaganda ucraina. Versione negazionista che manda su tutte le furie il conduttore.

Massimo Giletti e il giornalista russo

“Che cosa si dice della strage di Bucha in Russia?”, domanda Giletti al suo ospite. “In Russia ci sono molte cose che vengono dette in questo momento su questa situazione. – spiega il collega russo – La prima cosa che va detta è che quattro giorni fa le nostre truppe hanno abbandonato la zona. Le cose che avete visto sulle immagini non corrispondono alla realtà. Perché qualsiasi persona che ci può capire qualcosa in questa faccenda vi potrebbe dire che sono dei corpi vivi. Si vede esattamente che non sono corpi irrigiditi. Quando passa uno dei convogli si vede nello specchietto retrovisore che una persona che sembrava morta si alza”, questa la tesi negazionista di Bobrovsky su Bucha.

“Da noi in Russia si dice che Google si ricorda tutto. È stato pubblicato un video dal direttore della difesa territoriale di Kiev in cui dice che è possibile sparare a chi ha una faccia azzurra al braccio. – prosegue ancora il giornalista russo – E quindi avrebbe dato l’ordine di sparare sulle persone che hanno questo segno. Questo video è stato poi cancellato. L’ultima cosa che vorrei dirvi, anche se non sono molto a mio agio a dirlo, è che i carri armati distrutti che avete fatto vedere vicino a Mykolaiv sono di fabbricazione sovietica. Non sono più in mano all’esercito russo ma a quello ucraino. Avete pure fatto vedere la zeta con la vernice bianca, ma perché se quel carro armato è bruciato la lettera zeta è rimasta. Qualsiasi persona si accorge che è un fake”, domanda polemico.

“Siccome sono andato io di persona – si difende Massimo Giletti mentre scorrono le immagini del mezzo militare – guardi l’altra parte della scritta che è bruciata. La vede? Anche altri mezzi in alcuni punti erano bruciati, in altri no. Ma le posso dire che abbiamo trovato sparsi nei campi resti di vettovagliamento russo. Li abbiamo visti con i nostri occhi. Sinceramente mi sembra molto difficile mettere in dubbio quello che abbiamo visto con i nostri occhi”, conclude.

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