Una rabbia che rischia di sfuggire al controllo e che sta iniziando a mostrare il suo lato più oscuro. L’America è ferita, segnata dalla protesta feroce di una parte della propria comunità, costretta a ricorrere al pugno duro per riportare l’ordine. A Minneapolis, la polizia è riuscita a riprendere il controllo della città soltanto grazie all’aiuto di 13 mila soldati della Guardia Nazionale, ma i focolai divampano ormai dappertutto, da Los Angeles a Philadelphia. Sei giorni dopo la morte di George Floyd, l’afroamericano soffocato fino alla morte da un poliziotto, il Paese non è ancora tornato alla normalità.
Una situazione critica, al punto da spingere i servizi segreti a spostare Donald e Melania Trump nel bunker di emergenza sotto la Casa Bianca, al termine di un’operazione durata circa un’ora e accompagnata dalla vista, a non molti metri di distanza, delle fiamme che si levavano in cielo. Per sicurezza sono state spente quasi tutte le luci nel palazzo presidenziale, per ridurne la visibilità dalla piazza. Nelle stesse ore Los Angeles si ritrovava invece alla mercé di bande organizzate che hanno distrutto vetrine e saccheggiato negozi in un crescendo di caos e anarchia che ha fatto il giro del mondo attraverso le immagini delle telecamere di sicurezza dei locali presi di mira.
Scene simili si sono verificate anche a Philadelphia, in Pennsylvania. In altre località alle prese con razzie, come Portland nell’Oregon, le autorità locali hanno dovuto estendere il coprifuoco. Ad avere paura, però, sono ora anche i manifestanti: la sensazione è infatti quella di una protesta nata per una causa più che legittima e ora sfuggita di mano, con gli sciacalli ad approfittare del caos per ripulire i negozi e violenti scesi in strada soltanto per dar sfogo ai propri istinti. Un lato oscuro che rischia di riportare indietro le lancette degli Stati Uniti, ai momenti più della loro travagliata storia.Salvini e Meloni all’assalto del 2 giugno: i sovranisti vogliono egemonizzare la festa