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Il nuovo nemico della Lega? Fedez e i suoi “tatuaggi blasfemi”

La notizia della telefonata di Giuseppe Conte a Fedez, per chiedere a lui e alla moglie Chiara Ferragni una mano per sensibilizzare i giovani al rispetto delle misure anti-Covid, non dev’essere piaciuta molto al senatore della Lega Simone Pillon. Subito protagonista di un post al veleno nel quale punta il dito contro il premier: “Fa il cattolico quando deve parlare con il Papa, e poi nomina tra i suoi consulenti il sign. Federico Lucia, in arte Fedez, noto per i suoi monili con topolino crocifisso e il suo tatuaggio blasfemo vicino al pene. Complimenti”. Un messaggio che ha scatenato subito la rabbia degli utenti.

In molti, infatti, hanno subito fatto a notare Pillon l’insensatezza del suo attacco. A partire dal fatto che Conte non ha, ovviamente, nominato Fedez come suo consulente, limitandosi a chiedere a lui e a Chiara Ferragni di aiutare il governo con qualche stories su Instagram rivolte soprattutto al pubblico più giovane, per rimarcare quanto in una situazione del genere sia importante indossare la mascherina e mantenere le distanze dagli altri. Nessun incarico ufficiali, dunque. Soltanto una telefonata informale. Come avevano spiegato bene fin da subito i diretti interessati.Altri utenti hanno spiegato a Pillon che forse, al momento di scegliere una personalità alla quale affidare un messaggio importante per combattere una pandemia, la fede cattolica non sia la caratteristica della quale preoccuparsi maggiormente. Infine, le critiche espresse dal leghista a Fedez: il tatuaggio incriminato, quello “blasfermo vicino al pene”, non sembra a detta di molti così offensivo nei confronti dei credenti e si trova, comunque, subito sotto l’ombelico. Infine, qualche domanda fatta a Pillon: “Perché non hai invece avuto niente da dire quando Salvini si è puntualmente rifiutato di indossare la mascherina in pubblico?”. E ancora: “La Lega se la prende con Fedez per i tatuaggi mentre continua a trasformare le sue iniziative in assembramenti. Meno male che non sono loro a governarci in un momento del genere”.

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