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Attanasio, il padre dell’ambasciatore ucciso in Congo: “Omertà dell’Onu”

Non c’è pace per Luca Attanasio. L’ambasciatore italiano è stato ucciso in un attentato nella Repubblica Democratica del Congo il 22 febbraio scorso, insieme alla guardia del corpo Vittorio Iacovacci e all’autista Mustapha Milambo. Nel corso di una drammatica intervista rilasciata a Repubblica, il padre di Luca, Salvatore Attanasio, punta il dito contro la presunta omertà dell’Onu sul caso della morte di suo figlio.

Luca Attanasio

“Più il tempo passa e più si rischia l’insabbiamento. Abbiamo bisogno di uno Stato con la schiena dritta che non si genufletta davanti alle grandi potenze come l’Onu”. Parla senza filtri il padre di Luca Attanasio. “Le indagini sono a un punto morto. A cosa è valso darsi da fare per gli altri come ha fatto Luca, se non c’è giustizia?”, protesta il signor Salvatore. Secondo lui quello contro il figlio “è stato un agguato in piena regola. Cercavano proprio lui. Non è stata l’azione di criminali comuni”.

Ma Salvatore Attanasio non sa spiegarsi perché proprio il figlio fosse l’obiettivo di quei criminali. “Questo è il punto. Non lo so. Luca era più trasparente dell’acqua. – si chiede l’uomo – La sera prima era stata diramata un’allerta su Goma, di cui Kinshasa non sapeva nulla, ed erano stati richiamati i militari che presidiavano la zona in cui è stato ucciso. È un caso? Vicino al luogo dell’attentato c’era una postazione militare. Al momento dell’attacco era vuota”.

Parlando del Pam, il Programma alimentare mondiale che era responsabile della sicurezza durante il viaggio dell’ambasciatore Attanasio, il signor Salvatore rivela che non vuole collaborare alle indagini. “Si trincera dietro lo scudo dell’immunità. L’Onu è un colosso e ci sono delle forti resistenze.  Per i nostri inquirenti è difficile anche solo interrogare i funzionari Pam. Io mi fido dei Ros. Ma sono davanti a un muro di gomma”, denuncia sconsolato.

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