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L’Onu boccia la safe zone: “Ma ora i talebani mantengano le promesse”

Approvata la risoluzione sull’Afghanistan, ma non è arrivato il via libera per la safe zone. Queste le decisioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu riunito a New York, che nel testo definitivo diffuso in queste ore non ha voluto includere il passaggio più atteso e discusso, la la creazione di una zona protetta nell’aeroporto di Kabul gestita dalle stesse Nazioni Unite per garantire la sicurezza per l’arrivo degli aiuti umanitari e per la partenza delle decine di migliaia di afghani che ancora vogliono lasciare il Paese, dopo il ritiro definitivo degli Stati Uniti.

L'Onu boccia la safe zone: "Ma ora i talebani mantengano le promesse"

Saranno invece i talebani a prendersi carico di queste operazioni, con l’Onu che ha spiegato di essere fiduciosa che i nuovi leader del Paese “mantengano i loro impegni”. Dai fondamentalisti ora al potere a Kabul si pretenderà inoltre il rispetto dei diritti umani, in particolare quelli delle donne, e il rifiuto del terrorismo.

A votare a favore sono stati tredici Paesi, con l’astensione di Russia e Cina. A sostenere la necessità di una safe zone era stata soprattutto la Francia per bocca del presidente Emmanuel Macron: “Donerebbe una cornice Onu per agire nell’urgenza, metterebbe tutti davanti alle proprie responsabilità e permetterebbe alla comunità internazionale di fare pressione sui talebani. È un progetto totalmente realizzabile, non vedo chi potrebbe opporsi alla messa in sicurezza dei progetti umanitari”.

I talebani avevano però subito bocciato l’idea: “La safe zone non è necessaria. Siamo un Paese indipendente. Sarebbe possibile una cosa simile a Parigi o Londra?”. Dopo la condanna degli attacchi rivendicati dall’Isis-Khorasan, condivisa anche dai talebani, si è infine sottolineata la necessità di contrastare il terrorismo in Afghanistan ed evitare che il Paese torni, come successe per l’11 settembre 2001, un luogo per la pianificazione di attacchi.

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