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Il professore della solidarietà: distribuisce cibo e computer ai suoi alunni in difficoltà

Aveva scoperto che molti suoi alunni non potevano partecipare alle lezioni online imposte dall’emergenza Covid, perché privi degli strumenti adatti ma anche dei pasti che invece le autorità dovrebbero dovuto consegnare loro. Così armato del suo grande cuore e di enormi sacchi, il professore Zane Powles, un uomo comune, ha deciso di darsi da fare per sopperire alle gravi lacune delle istituzioni mettendosi a consegnare lui stesso pasti e doni per i bambini in difficoltà. L’uomo non solo ha portato ai ragazzi dei pasti caldi, pagati di tasca propria, ma ha anche fornito il materiale per la didattica a distanza.

Powles, padre di tre figli, si era reso già protagonista degli aiuti durante la prima ondata della pandemia fornendo 138 pasti al giorno ai bambini e percorrendo un totale di 550 miglia che gli sono valsi anche un premio. Dopo aver saputo dello scandalo scoppiato nei giorni scorsi nel Regno Unito, da cui è emerso che a moltissimi bimbi veniva consegnato a domicilio un pasto poverissimo, assolutamente scadente e spesso immangiabile, il professore dal cuore d’oro ha deciso di rimettersi all’opera. Dunque con due enormi zaini e dei sacchi neri pieni di pasti per i bimbi che lui stesso ha comprato con i suoi soldi ed è andato a casa di tutti i suoi alunni per consegnare i pacchetti. Con sé ha portato anche una borsa ancora più pesante piena di tablet e computer portatili donati per famiglie in difficoltà.Il professore, assistente capo della Western Primary School di Grimsby, dall’inizio dell’emergenza ha già consegnato quasi 8mila pasti. “Il pranzo al sacco originale che forniscono è spazzatura secondo me. Sarei inorridito se i miei figli lo ricevessero”, ha dichiarato il 48enne al Mirror. La sua iniziativa è accolta con entusiasmo dai piccoli e dalle loro famiglie che in lui vedono la presenza di una istituzione che per certi versi sembra averli dimenticati.Ti potrebbe interessare anche: Raffaele, una vita tra discriminazione e malattia: “Io insultato anche dai professori”