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Alessia Pifferi, la denuncia dell’avvocato: “Aggredita dalle altre detenute”

Alessia Pifferi non riesce a trovare la solidarietà nemmeno delle altre detenute. La donna si trova rinchiusa nel carcere milanese di San Vittore, accusata di aver fatto morire di stenti la figlioletta Diana di un anno e mezzo. Lei finora è apparsa sempre confusa, tanto che i suoi legali hanno richiesto una consulenza neuroscientifica per valutare le sue condizioni psicofisiche. Istanza però respinta dal giudice. Ora uno dei suoi avvocati, Solange Marchignoli, racconta delle violenze e delle minacce subite dalla sua assistita.

Alessia Pifferi aggredita in carcere

“Io la incontro sempre più o meno una volta a settimana. – questo il suo racconto del suo avvocato fatto al Corriere della Sera – L’ho vista anche venerdì mattina, due giorni dopo l’udienza. È sempre assente, era molto spaventata. Mi ha detto di essere stata aggredita e di avere paura. Ha percorso un passaggio per andare dalla suora. In quella circostanza l’hanno presa dai capelli e l’hanno picchiata”, denuncia Solange Marchignoli.

“Ancora non è consapevole di quello che ha fatto. – prosegue poi riferita al delitto commesso da Alessia Pifferi – Io parlo con la signora e parlo con qualcuno che mi racconta una storia. Ci stiamo arrivando e all’inizio era un po’ estranea. Poi ha letto i giornali e qualche parola la sta collegando a sé”, conclude l’avvocato.

Come già accennato, nella giornata di lunedì 3 ottobre il giudice per le indagini preliminari, Fabrizio Fillice, ha respinto l’istanza presentata dai due avvocati di Alessia Pifferi, Luca D’Auria e Solange Marchignoli, i quali chiedevano una consulenza neuroscientifica sulla loro assistita. “La giustizia nega il diritto di difendersi, trattando le neuroscienze come qualcosa che può entrare nel processo solo per valutare l’infermità mentale, quando invece studiano i percorsi cognitivi e l’intenzionalità di tutte le attività umane”, si sfoga così la Marchignoli con Fanpage.

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