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Immigrazione, Meloni e il suo governo allo sbando

Da quando Giorgia Meloni è diventata presidente del Consiglio, lei e la sua maggioranza si sono dimostrati incapaci di sviluppare un approccio efficace per gestire l’immigrazione. Leggi anche >>> Strage di Cutro, le autorità sapevano tutto

Quando erano in opposizione, hanno continuamente promesso di portare avanti una linea dura sull’immigrazione. Infatti,hanno basato la loro campagna elettorale su questa retorica, facendo credere all’opinione pubblica di essere in grado di tenere lontano dai nostri confini gli immigrati ed i rifugiati. 

Gli slogan come “stop agli sbarchi incontrollati dei #clandestini”, “stop agli sbarchi incontrollati dei migranti sulle nostre coste”, “In Italia, la porta principale del Mediterraneo non si entrerà più come fosse la cosa più facile del mondo”, etc. erano la punta di diamante della loro campagna elettorale. Leggi anche >>> Alatri: c’è un secondo indagato per l’omicidio di Thomas Bricca

Meloni e la sua maggioranza adesso si rendono conto che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Finalmente iniziano a capire che l’immigrazione è un fenomeno complesso che non si può gestire con gli slogan. E presto si renderanno conto che l’immigrazione è uno di quegli argomenti che si possono usare per vincere le elezioni, ma che allo stesso tempo possono facilmente far perdere la credibilità ed eventualmente perdere le prossime elezioni.

Secondo i dati aggiornati del Viminale, dal primo gennaio al 20 marzo 2023 sono arrivate 20.364 persone, contro le 6.379 dello stesso periodo nel 2022 e le 6.067 del 2021. Da qui scopriamo che gli sbarchi sono più che triplicati. E questa è la conferma che il numero delle persone che sbarcano in Italia non dipenderà mai dall’impostazione di chi governa il Paese. Il governo può avere la linea più dura sull’immigrazione che si possa immaginare ma neanche questa riuscirà a fermare gli sbarchi.  Non esiste una bacchetta magica per fermare gli sbarchi. 

Spesso gli esponenti del governo Meloni fanno delle dichiarazioni infelici sull’immigrazione che mostrano non solo un livello spaventoso di ignoranza della materia, ma anche l’incapacità di percepire la sofferenza altrui.

Dopo il tragico naufragio di Cutro dove sono morti oltre 80 migranti (34 erano minori), il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ha avuto il coraggio di dire: “L’unica cosa che va detta e affermata è: non devono partire. Non ci possono essere alternative. Noi lanciamo al mondo dei territori da cui partono queste persone questo messaggio, etico prima di tutto: in queste condizioni non bisogna partire”. 

Ha aggiunto: “Io non partirei se fossi disperato perché sono stato educato alla responsabilità di non chiedermi cosa devo aspettarmi dal luogo in cui vivo ma cosa posso fare io per il Paese in cui vivo per il riscatto dello stesso”.

Queste frasi dimostrano che Piantedosi non abbia una pallida idea del perché le persone partono, intraprendendo questi viaggi pericolosi, i cosiddetti viaggi della Speranza.

Credo sia opportuno ricordare al ministro dell’Interno che queste persone non hanno la possibilità di scegliere se e quando partire. Partono per necessità, per salvarsi la vita. Non sono turisti. Sono persone che spesso sfuggono dalle guerre, dai conflitti, dalle condizioni disperati che non permettono a nessuno di scegliere se e quando partire. 

Infatti, quando partire è l’unica scelta che hai, non importa se non sei sicuro di farcela. Quella poca speranza di farcela è l’unica cosa alla quale uno si aggrappa. 

Niente può fermare le persone che si trovano in queste condizioni. Neanche la politica dei porti chiusi. 

Ecco perché invece di continuare con gli slogan inutili e pericolosi come “stop agli sbarchi incontrollati dei #clandestini”, “stop agli sbarchi incontrollati dei migranti sulle nostre coste”, bisogna affrontare le cause dietro questo fenomeno. 

I governi occidentali devono avere l’onesta intellettuale di ammettere la responsabilità delle loro politiche ingiuste nei confronti dei paesi di origine di chi sbarca da noi. Allo stesso tempo, non dobbiamo fare finta di non sapere come le nostre multinazionali sfruttano le risorse di quei paesi, impoverendo gli abitanti mentre arricchendo i nostri paesi. Dobbiamo affrontare questi problemi e cercare soluzioni che possono permettere a queste persone o di vivere una vita pacifica e dignitosa a casa loro o di venire qui in modo regolare e sicuro attraverso i corridoi umanitari. Tutto il resto è propaganda.

Una sfida che lancio ai giornalisti italiani è quella di smettere di puntare i riflettori sugli sbarchi. Questa impostazione rafforza l’odio nei confronti dei rifugiati ed immigrati. Dovrebbero invece puntare i riflettori sui fattori che spingono le persone a partire. Quando l’opinione pubblica sarà informata delle cause delle partenze, l’atteggiamento verso chi sbarca cambierà completamente. Cambieranno anche le politiche di salvataggio, accoglienza e integrazione. E neanche i politici potranno sfruttare gli sbarchi per manipolare l’opinione pubblica e vincere le elezioni.

Stephen Ogongo