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“Traditi”. Ora anche gli industriali mollano Salvini: lo sgarro che sa di guerra

Salvini e Di Maio continuano a definire la manovra una “vittoria degli italiani”, ma man mano che vengono fuori i dettagli della misura economica sempre più persone appaiono scontente. Chiedere agli industriali ad esempio. L’ultimo caso è emblematico. Salvini, evidentemente meno convinto di quel che vuole mostrare, ha rifiutato di andare a spiegare la manovra davanti a una platea di imprenditori. Doveva andare a difendere il reddito di cittadinanza, la flat tax e tutte le altre misure che scassano i conti pubblici davanti a Confindustria Lazio, ma all’ultimo ha dato buca.

L’intervento del vicepremier leghista all’incontro di Unindustria, a Roma, era annunciato da più di una settimana. Ma poi, poco prima, ha fatto sapere che non si sarebbe presentato. Forse perché era scontato che lì gli sarebbero piovute addosso critiche pesantissime. Ha voluto evitare l’imbarazzo, diciamo, perché si vanta di essere un capo-partito che ha il suo zoccolo duro dell’elettorato proprio nei cosiddetti ceti produttivi…

Oggi, però, Salvini sarà a Mosca. Quella sì che è una meta sicura. E ieri, dando buca a Unindustria, ha trovato il tempo per andare a far visita agli allievi poliziotti di Spoleto e al convegno Ance a Roma. Qui ha inscenato un altro show, promettendo che smonterà il codice per gli appalti e lo riscriverà entro novembre. Ha ribadito che lui non è un seguace della decrescita felice e che promesso ai costruttori mari e monti.

Poi è scappato dicendo che doveva tornare a Palazzo Chigi a “sistemare gli ultimi numeretti”: in realtà la manovra è stata già varata lunedì e spedita a Bruxelles. Quali altri numeretti deve sistemare Salvini? Vuoi vedere che hanno mandato in Europa un foglio in bianco?

A Confindustria, comunque, ha mandato un messaggio,  dicendo che “un impegno improvviso” lo ha costretto a non poter partecipare. Che dispiacere! Gli imprenditori, però, si sono riuniti lo stesso e per bocca di quel Boccia che poche settimane fa aveva detto di avere fiducia nella Lega, sono piovute critiche preoccupate: “La manovra noi l’avremmo fatta in modo totalmente diverso”.

Poi la stoccata all’assente Salvini: “Puntare sulla crescita vuol dire anche evitare battute stupide come ‘Chissenefrega dello spread’, perché un solo punto percentuale di spread vale  miliardi di regime”. Non solo Salvini ha dato buca, comunque, perché pure la sindaca Raggi (che nel frattempo si è “dimenticata” di costituirsi con il Comune parte civile nel processo ai Casamonica) non si è presentata all’appuntamento. Il governo va a gonfie vele.