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“Kamikaze sono martiri”, i talebani pagano i parenti dei terroristi

Il governo afghano guidato dai talebani decide di premiare le famiglie dei kamikaze che hanno perso la vita per uccidere il maggior numero di soldati durante i 20 anni di occupazione del loro Paese da parte delle forze della coalizione guidata dagli Stati Uniti. La premiazione in denaro è avvenuta nel corso di una cerimonia organizzata in ogni minimo particolare e voluta con forza dal ministro dell’Interno. Il suo nome è Sirajuddin Haqqani, membro dell’omonima famiglia che formò un gruppo di guerriglieri già durante l’occupazione sovietica dell’Afghanistan. Gruppo considerato vicino al terrorismo dagli americani.

I talebani premiano i terroristi

Un gesto, quello di premiare le famiglie dei kamikaze, che suona come una sfida alla coalizione Occidentale che, nel corso degli anni, ha contato migliaia di perdite tra i militari. Haqqani, che rappresenta l’ala dura del governo talebano, ha definito con orgoglio “martiri ed eroi” le stesse persone che i governo occidentali identificano come “pericoli terroristi”. Da ricordare che i kamikaze afghani hanno provocato anche la morte di migliaia di loro concittadini, vittime delle esplosioni e degli attentati.

La premiazione si è svolta nella sala dell’Hotel Intercontinental, utilizzata tradizionalmente per i matrimoni. Lo stesso albergo è stato più volte teatro di terribili attentati terroristici. Il ministro Haqqani ha voluto abbracciare calorosamente padri, figli e nipoti dei kamikaze. Tutti uomini pare, visto che nelle immagini girate dalle tv locali non sembrano apparire figure femminili.

Per ognuna delle persone presenti, il governo talebano ha previsto anche un premio in denaro di 10mila afghani, equivalenti a circa 96 euro. L’iniziativa degli studenti coranici risveglia però bruttissimi ricordi in tutti i parenti dei 3.580 soldati della coalizione occidentale uccisi in quel Paese nell’ultimo ventennio. Dei caduti, 2.420 erano americani. Mentre gli italiani sono una cinquantina. Il governo talebano sembra però diviso sulla questione tra l’ala moderata e quella più intransigente.

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