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Reddito di cittadinanza, la Meloni lo stronca: “Non può diventare un vitalizio”

Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni boccia per l’ennesima volta il reddito di cittadinanza. E stavolta forse definitivamente. Nel corso di una lunghissima intervista rilasciata al direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, il premier tocca praticamente tutti i temi più scottanti dell’attualità politica. Dal disastro di Ischia al contenuto della manovra economica, passando appunto per il reddito di cittadinanza, fino ad arrivare al processo in corso contro lo scrittore Roberto Saviano che qualche anno fa la definì “bastarda” sulla questione migranti.

Giorgia Meloni stronca il reddito di cittadinanza

“Stralciamo solo cartelle vecchissime sotto i mille euro e per le quali la riscossione avrebbe per lo Stato un costo superiore a quello che incasserebbe. – rassicura Giorgia Meloni parlando delle vecchie cartelle esattoriali ancora in sospeso per milioni di italiani – Per le altre cartelle stabiliamo il principio che l’importo dovuto si paga interamente con una piccola maggiorazione e la possibilità di rateizzare. Non siamo di fronte a un condono”, ribadisce il premier.

Secondo la Meloni “il reddito di cittadinanza non è stato utile a contrastare strutturalmente la povertà e non ha funzionato come strumento di inserimento nel mercato del lavoro”. Per questo motivo, aggiunge, “al M5S vorrei chiedere se quando lo hanno istituito lo immaginavano come una sorta di vitalizio. Se la risposta è sì, io non sono d’accordo. Se la risposta è no, visto che ci sono persone che lo prendono da anni e non hanno mai trovato lavoro, dimostra che non ha funzionato”.

“Tutti sanno che io ho sempre contestato il principio del reddito di cittadinanza, ma mi pare che fossero d’accordo anche molti altri. Vedere il Pd, che votò contro l’istituzione del reddito, oggi scendere in piazza per difenderlo dimostra la strumentalità di certe posizioni”, affonda ancora il colpo il leader di Fratelli d’Italia.

Giorgia Meloni difende a spada tratta anche le contestate decisioni del governo di eliminare l’obbligo per i commercianti di accettare il Pos sotto i 60 euro, di innalzare a 5mila euro il tetto al contante e la cosiddetta tregua fiscale. “Non penso diano la sensazione di un liberi tutti e di una fuga dalle tasse. – sostiene il premier – La polemica sul tetto al contante mi sembra poi abbastanza pretestuosa. Ci siamo attestati sulla media europea, ma occorre ricordare che l’economia europea di riferimento, la Germania, non ha il tetto al contante”, conclude.

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