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Rave, maggioranza spaccata, Sisto (FI): “Rivedere la norma se necessario”

La norma appena approvata dal governo Meloni contro i rave illegali sta provocando un putiferio politico. Le opposizioni sono sul piede di guerra perché ritengono che l’introduzione dell’articolo 434bis nel Codice Penale rischi di essere utilizzata anche contro occupazioni, cortei e manifestazioni. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi si è dovuto subito precipitare a precisare che non sarà così. Intanto però anche all’interno del governo di centrodestra si accusano i primi mal di pancia. È il caso del viceministro all’Interno, Francesco Paolo Sisto di Forza Italia, il quale annuncia che la norma sarà molto probabilmente modificata.

Il viceministro Sisto contesta la norma contro i rave

“Una norma che sta in un decreto legge è soggetta al vaglio del Parlamento e anche alla revisione dello stesso governo. – dichiara a Radio24 il viceministro della Giustizia – Noi abbiamo interesse a scrivere buone norme. La norma vuole punire solo i rave. È evidente che le scuole e le piazze devono essere escluse da questa norma, deve essere chiaro che la libertà di pensiero non deve essere conculcata dove non c’è uso di violenza”.

Secondo Sisto “sulla norma si può e si deve a mio avviso lavorare per renderla più tipica, tassativa e puntuale nel corso del dibattito parlamentare per evitare disinterpretazioni che ne possano tradire il senso. L’intenzione è quella di colpire i rave, ossia situazioni in cui, soprattutto a causa del largo uso di sostanze stupefacenti, si creano pericoli concreti per l’ordine e la salute pubblica”, sottolinea il viceministro in quota Forza Italia.

“Proprio l’uso di sostanze stupefacenti può essere utilizzato come elemento per tipizzare la fattispecie. – puntualizza ancora Sisto – Quanto alla possibilità di intercettazioni, la pena deve essere contenuta perché le intercettazioni non siano possibili, tantomeno quelle preventive. L’unico sistema certo per ottenere questo risultato è quello di portare la pena a un livello che ne inibisca l’uso”, conclude.

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