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La ripresa a V dell’export italiano

di Gabriele Iuvinale

Per le imprese italiane il 2021 si prospetta come un anno di transizione verso l’uscita dalla crisi pandemica. Un anno caratterizzato dai cosiddetti fattori “V”: Virus, Varianti e Vaccini, ma anche un sentiero di pieno recupero dell’economia mondiale dopo la profonda recessione registrata nel 2020.

E’ quanto sostiene SACE nel suo ultimo Risk Map 2021, elaborato in collaborazione con la Fondazione Enel, che descrive i rischi legati all’internazionalizzazione Paese per Paese.

La ripartenza per le imprese italiane sarà promossa da alcuni driver importanti. L’export, in primis, da sempre motore fondamentale della nostra economia, sarà certamente una leva da attivare, sostiene Rodolfo Errore, Presidente SACE. Ma da solo non basterà per agganciare la ripresa, prosegue. Servirà anche puntare su politiche economiche espansive; sull’attuazione del piano Next Generation EU; su un sistema finanziario globale focalizzato sul finanziamento dell’economia reale e su un’ambiziosa agenda verde, tutto questo in una logica inclusiva a servizio delle generazioni a venire”.

In un quadro di generale ripresa dell’economia e degli scambi internazionali, non mancheranno, dunque, le opportunità di crescita sui mercati esteri per le imprese italiane, con particolare riferimento a quei Paesi che risultano più “solidi” (come gli Emirati Arabi Uniti all’interno dell’area MENA o il Perù in quella latino-americana), o più resilienti (come il Vietnam, in Asia)

Le previsioni sulla ripresa economica

La ripresa sarà diffusa a tutte le geografie, seppure in maniera eterogenea, sostiene SACE.

La sua intensità nel primo trimestre dell’anno rimarrà debole, mentre a partire da aprile, grazie anche all’avanzamento dei programmi di vaccinazione, si assisterà ad una stabilizzazione. SACE prevede anche un incremento generalizzato dei rischi del credito e dei rischi politici.

Secondo le recenti previsioni di Oxford Economics (OE), nello scenario base – quello a maggiore probabilità di accadimento – l’attività economica globale è attesa in ripresa del 5% nel 2021, a metà strada tra i dati dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, Ocse, (+4,2%) e del Fondo Monetario Internazionale, Fmi, (+5,5%). Nel prossimo biennio, il Pil mondiale è atteso stabilizzarsi su un sentiero di crescita positivo, ma meno sostenuto. Le tempistiche di risoluzione della crisi restano comunque ancora altamente variabili, rendendo l’esercizio di previsione sull’andamento dell’economia mondiale suscettibile di revisioni, sia verso l’alto sia verso il basso.

In questo contesto, il volume del commercio internazionale tornerà a crescere nel 2021, sostenuto in particolare da una ripresa intensa per i beni che più che compenserà il lento recupero dei servizi.

Il rischio di credito

SACE prevede che i livelli di rischio del credito aumenteranno in particolare nella componente sovrana, complice il notevole aumento del debito pubblico.

Questa è, infatti, una delle leve con cui hanno agito i Governi per far fronte alla crisi, ma la sua sostenibilità diventa sempre più un fattore critico, in particolare in alcune economie dell’Africa Subsahariana e dell’America Latina. Quanto ai sistemi bancari, essi si presentano più stabili, specie nei Paesi avanzati, grazie anche al rafforzamento delle politiche macro prudenziali, ma risentiranno del deterioramento creditizio – in diversi casi consistente – delle imprese clienti.

I rischi politici

Sul fronte dei rischi politici, è la componente della violenza politica a registrare un evidente peggioramento. Il quadro politico-sociale, già messo alla prova nel 2020, sarà ancora più sollecitato dalle crescenti tensioni legate al persistere del virus e ai suoi effetti sull’occupazione e sulla capacità di reddito delle famiglie e delle imprese. Questi aspetti, indica il documento, saranno più evidenti soprattutto in quei contesti dove gli assetti politico-istituzionali sono più fragili e le reti di sicurezza socio-economica meno sviluppate.

Il rischio climatico

Da tempo il rischio climatico (siccità, inondazioni) è diventato un fattore da prendere in considerazione per gli investimenti. Lo sviluppo sostenibile è, dunque, sempre più centrale e l’Italia e l’Europa, grazie agli investimenti del Recovery e alla combinazione tra sapere e impresa, hanno una straordinaria occasione per diventare competitive in un mondo che dovrà pensare alle prossime generazioni.

Per questo, nel documento, SACE e Fondazione Enel hanno sviluppato, per ogni Paese, un indicatore di rischio riguardante il climate change ed alcuni punteggi sintetici che definiscono lo scenario di benessere ed il contesto della transizione energetica. Il rischio climatico nei prossimi anni è destinato a crescere in tutte le aree geografiche, in particolare sotto il profilo delle temperature, mentre i contesti di benessere e transizione energetica mostrano una eterogeneità, a seconda dei diversi scenari nazionali e, in particolare, fra Paesi Avanzati ed Emergenti.

In conclusione, le imprese potranno guardare guardare al 2021 con cauto ottimismo, con la consapevolezza, però, di dover adeguare rapidamente, sostiene SACE, le proprie strategie a un contesto in continua evoluzione e monitorare costantemente sia i mercati di interesse sia le controparti vecchie e nuove a cui dovranno opportunamente concedere termini di pagamento più vantaggiosi.

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