Vai al contenuto

La riscossa di Conte, il Salvini frastornato: il mondo gialloverde alla fine si è rovesciato

I ruoli si sono invertiti, definitivamente. Dal giorno dell’insediamento del governo gialloverde all’ultimo passaggio di un esecutivo giunto ormai alla sua conclusione, Giuseppe Conte e Matteo Salvini hanno finito per scambiarsi gradualmente le parti, un percorso sublimato proprio nel corso dell’atto finale, il più sentito. Il premier, all’inizio chiamato scherzosamente “fantoccio” a sottolinearne il ruolo di secondo piano rispetto ai suoi due vice, ha affrontato l’Aula deciso, tosto, granitico. Il Capitano, di contro, è parso un pugile stordito, barcollante.

Fin dal suo arrivo, col tentativo di alleggerire un’aria pesantissima a suon di battute (“Dove devo sedermi? Vicino a Conte o con la Lega?”), Salvini ha mostrato smalto ben diverso rispetto a quello che, tastiera alla mano, si auto-impone sui social. Conte, di contro, lo ha seppellito di pugni durissimi. Imputandogli una crisi di governo irresponsabile, additandolo come leader incapace di anteporre il bene del Paese a quello del suo partito. Rimproverandogli addirittura una scarsa cultura istituzionale.Salvini ha sorriso, fatto smorfie, scosso la testa di tanto in tanto. Cercando di nascondere dietro faccine da cabarettista un imbarazzo evidente. Una volta presa la parola, ha tentato di rispondere alle accuse. Ma, forse non convinto della sua arringa difensiva, ha finito per ricorrere allo stile truce che lo caratterizza ormai da mesi: via, allora, col solito copione di crocifissi, invocazioni alla Madonna, elogi alle famiglie tradizionali “composte da figli, mamma e papà”, l’immancabile bandiera dei porti chiusi. Scatenando ad arte bagarre, provocando la rabbia degli avversari politici. Meglio il caos che un confronto serio sulle scelte politiche degli ultimi mesi, sconsiderate.Poi la fuga, immediata, telefonino alla mano e testa rivolta verso l’uscita. Salvini se n’è andato subito, il tempo di ascoltare brevemente altre accuse, quelle del nemico giurato Matteo Renzi. Conte è rimasto invece al suo posto, a godersi fino alla fine l’ultimo giorno da premier. Conscio del fatto che la sua avventura, in caso di intesa tra Pd e Cinque Stelle, potrebbe non essere ancora finita. Ma soprattutto soddisfatto per aver dimostrato a tutti la sua vera pasta. Ben diversa da quella del Capitano.

Dalla Madonna alla famiglia “con mamma e papà”, le provocazioni di Salvini in aula