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Mafia, la statua di Giuseppe Di Matteo sarà rimossa: Caselli indignato

Gian Carlo Caselli è deluso e amareggiato. A provocare questa reazione nell’ex procuratore capo di Palermo ai tempi delle stragi di mafia è una notizia che riguarda il piccolo Giuseppe Di Matteo. Il bambino venne rapito dai mafiosi corleonesi di Giovanni Brusca nel 1993. Strangolato e infine sciolto nell’acido. La sua unica colpa era quella di essere figlio di un boss pentito, Santino Di Matteo, che proprio a Caselli raccontò di aver fatto parte del commando della strage di Capaci.

Una colpa, quella di essersi pentito, che Santino pagherà caramente con la morte del figlio. Ma Giuseppe Di Matteo rischia adesso di essere ucciso una seconda volta. Secondo il racconto che lo stesso Caselli ha fatto al Corriere della Sera, infatti, la statua-ricordo dedicata a Giuseppe nel paese di San Giuseppe Jato (lo steso di Brusca ndr) “è stata coperta e nascosta con un lenzuolo. In attesa di essere portata via, chissà dove”.

Caselli spiega che “chi aveva autorizzato, avendone titolo, l’esposizione della statua, sostiene ora che senza una delibera del Comune non si può”. Una versione dei fatti che l’ex procuratore bolla come “farisaica”. E chiede perciò di risolvere immediatamente questo “problema increscioso”. Il timore di Caselli è che i boss della mafia, che esiste ancora nonostante se ne parli poco, “se la ridano vedendo che nella Sicilia di Pirandello la strage di Capaci trent’anni dopo viene ignobilmente trattata alla stregua di una farsa”.

Dopo aver ricostruito i fatti che portarono Santino Di Matteo al pentimento per la strage di Capaci (dove morirono Giovanni Falcone, la moglie e gli agenti della scorta ndr), Caselli cita anche le parole pronunciate dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “La mafia esiste tutt’ora. O si sta contro la mafia o si è complici dei mafiosi”, ha detto il capo dello Stato. Poi, conclude il suo accorato intervento citando lo scrittore Gesualdo Bufalino. “Neppure lo stile alto e ironico di Bufalino – scrive – avrebbe mai potuto inventarsi una spugna squallida come le contorsioni burocratiche che vorrebbero cancellare la memoria di Giuseppe Di Matteo”.

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