Vai al contenuto

“La mafia voleva uccidere Sigfrido Ranucci”. L’incredibile rivelazione a Report

La punta di Report andata in onda lunedì 4 gennaio su Rai3, come spiegato anche dal conduttore Sigfrido Ranuccia, è stata una puntata “storica”. Dedicata alla trattativa Stato-mafia, alle stragi del 1992 e quelle del 1993 per cui sono indagati dalla Procura di Firenze anche Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, ha offerto novità importantissime. Con testimonianze inedite e documenti esclusivi è stato infatti ricostruito per la prima volta in televisione il ruolo ricoperto da alcuni settori delle istituzioni nelle stragi del 1992 e in quelle degli anni precedenti. Un filo nero che avrebbe collegato l’attentato alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 alle bombe di Capaci e via D’Amelio in cui furono uccisi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Mafia, massoneria, terroristi di destra e servizi segreti deviati avrebbero contribuito per anni ad organizzare e ad alimentare un strategia stragista che puntava alla destabilizzazione della democrazia nel nostro Paese. Lo hanno raccontato a Report magistrati, collaboratori di giustizia e protagonisti dei piani eversivi, facendo luce sul ruolo inconfessabile ricoperto dagli uomini dello Stato nella pianificazione e nell’esecuzione delle stragi. Una verità a cui probabilmente era arrivato Paolo Borsellino. Infatti, quando viene ucciso in via D’Amelio, sparisce la famosa “agenda rossa” che portava sempre con sé, dove conservava tutti gli appunti sulle indagini da lui svolte in prima persona sulla strage di Capaci. Che fine ha fatto l’agenda rossa di Paolo Borsellino?

Sulla strage di via D’Amelio, nonostante numerosi processi, la verità non è ancora oggi nota. Ma l’inchiesta di Report ha aggiunto qualche tassello importante. Secondo il procuratore di Palermo Roberto Scarpinato, uno dei numerosi processi sulla strage ha evidenziato che in via D’Amelio poco dopo la deflagrazione, e prima dell’arrivo delle forze dell’ordine, alcuni agenti dei Servizi segreti, disinteressandosi dei feriti, prelevarono la famosa agenda rossa e la borsa del giudice. Poi, il pentito Salvatore Baiardo ha rivelato di aver visto con i propri occhi l’agenda del magistrato e che ne sono state fatte diverse copie.

Rivela dunque Baiardo: “L’agenda è in più mani. Non solo, come si presume, Graviano e Messina Denaro. Quell’agenda interessava anche ad altre persone. C’è stato un grosso incontro a Orte per quell’agenda rossa. Un grosso incontro”. Precisando infine di “averla vista” anche lui. Baiardo ha poi rivelato di aver partecipato a diversi incontri fra Graviano, Berlusconi e Dell’Utri. E ha detto che i primi risalgono al ’91, spiegando con precisione dove si incontrassero. Baiardo ha infine parlato anche dei soldi che i Graviano avrebbero dato a Dell’Utri e Berlusconi, anche per appoggiare il progetto politico, già a partire dal febbraio-marzo del 1992.

Rivela Gabirle Paci, procuratore aggiunto del Tribunale di Caltanissetta: “Matteo Messina Denaro è l’ultimo latitante che è a conoscenza dei grandi segreti che accompagnano le stragi. Molti dei quali sono ancora segreti per noi”. Secondo le parole di Pietro Riggio, membro della famiglia mafiosa di Caltanissetta nel processo d’appello “Trattativa Stato-mafia”, Marcello Dell’Utri sarebbe l’indicatore dei luoghi delle bombe del ‘93. Sulla Strage di Bologna, invece, la rivelazione choc è che “cinque milioni di dollari sono arrivati dal capo della P2 Licio Gelli per finanziare i terroristi neri e comprare la complicità degli apparati di sicurezza”.

Infine, si è scoperto che la mafia (la famiglia Madonia per l’esattezza) voleva uccidere proprio Sigfrido Ranucci, l’attuale conduttore di Report per un’inchiesta del passato. La rivelazione è di Francesco Pennino, intervistato dallo stesso Ranucci.

Ti potrebbe interessare anche: Maestra degli abbracci muore di Covid: insegnava gentilezza e compassione ai suoi studenti