Vai al contenuto

Emanuela Orlandi, il fratello Pietro: “Siamo a una svolta, ho elementi decisivi”

Emanuela Orlandi è scomparsa da Roma il 22 giugno del 1983 senza lasciare alcuna traccia. Come ogni anno, il fratello Pietro partecipa al sit-in che commemora la sorella in largo Giovanni XXIII. Ed è proprio in questa occasione che Pietro Orlandi decide di rilasciare alcune importantissime rivelazioni sulla misteriosa sparizione che coinvolgerebe anche le alte sfere della Città del Vaticano.

Foto Cecilia Fabiano/LaPresse 18 gennaio 2020 Roma (Italia) Vaticano Compleanno di Emanuela Orlandi Nella foto: Pietro Orlandi

“Siamo ad un punto di svolta. – dichiara Pietro Orlandi all’Adnkronos – Io e l’avvocato abbiamo elementi in mano che possono aiutarci con certezza a capire che cosa è successo. Però ci serve la collaborazione di persone anche che lavorano in Vaticano, che sono a conoscenza di questo fatto, che si liberino la coscienza e che abbiamo il coraggio di non rimanere nell’anonimato. Abbiamo bisogno di loro”.

“Il Vaticano non vuole ascoltarci, nonostante Papa Francesco mi abbia risposto e in una lettera mi abbia esortato a condividere gli elementi a nostra conoscenza con il Vaticano. – rivela il fratello di Emanuela Orlandi – Uno di questi elementi consiste in alcuni messaggi Whatsapp tra due persone vicine a Papa Francesco su telefoni riservati della Santa Sede che parlano di movimenti legati a questa vicenda, di documentazioni su Emanuela, e dicono che ne era al corrente Papa Francesco e il cardinal Abril, che all’epoca era il presidente della commissione cardinalizia dello Ior”.

“Gli ho scritto un sacco di messaggi, ma non risponde. – si sfoga Orlandi – Questa volta potrebbe essere quella giusta. Io la speranza la ho da sempre, ogni volta l’illusione si è trasformata in disillusione ma io non demordo, perché non c’è nessun potere che possa fermare la verità, anche se resta una sola persona a volerla e a pretenderla. E siccome in questo momento qui ce ne sono tante di persone, questo mi fa un immenso piacere e mi da speranza perché moltissime di queste nemmeno la conoscevano Emanuela. E dopo 39 anni, sono tutte qua. Un giorno la Chiesa dovrà chiedere scusa, nessun potere, per quanto forte, potrà mai fermare la verità, anche se resterà solo una persona a difenderla”.

“Non ho le prove di cosa hanno fatto. Ma chi continua a nascondere le cose per 39 anni è complice, così come quella manovalanza che quel giorno ha preso Emanuela. Sta a loro fare un passo avanti, noi più che dire ‘abbiamo prove, convocateci’ che possiamo fare. Ma non ci convocano. Sono convinto che Emanuela è stata usata come un oggetto di ricatto, che nessuno deve conoscere, un ricatto che è ancora in atto nei confronti di qualcuno. Non possono permettersi che esca la verità perché crollerebbe tutto. Ma gli ha detto male, perché siamo ancora qui e non mi sposterò”, conclude Pietro Orlandi.

Potrebbe interessarti anche: Emanuela Orlandi, svolta storica: il Vaticano apre per la prima volta un’indagine interna