Una querelle che si trascina da ore, quella sull’esito della trattativa governo-Benetton. Con accuse da parte delle opposizioni secondo le quali l’esecutivo avrebbe fatto un regalo agli imprenditori responsabili della gestione delle autostrade italiane e le esultanze di una maggioranza giallorossa che parlava invece di successo. All’interno della quale, però, mentre i 5 Stelle parlavano di “nemmeno un euro”, Renzi sosteneva: “I privati non vengono cacciati ma vanno pagati”. Ma come stanno, allora, le cose?
 L’aumento di capitale è un’emissione di nuove azioni e quindi non prevede un meccanismo di vendita da parte di Atlantia. Invece Atlantia venderà il 22% di Autostrade a uno o più investitori istituzionali che saranno indicati dalla stessa Cassa. Questi ultimi pagheranno quindi Atlantia, ma una delle condizioni che ha imposto il governo ai Benetton e di non destinare l’incasso alla distribuzione dei dividendi.
Uno dei punti dell’accordo lo prevede in maniera chiara, come riportato dal comunicato diramato al termine del Cdm: “La cessione diretta di azioni Aspi a investitori istituzionali di gradimento di Cdp, con l’impegno da parte di Atlantia a non destinare in alcun modo tali risorse alla distribuzione di dividendi”. L’impossibilità di distribuire i dividendi significa che quei soldi non potranno essere suddivisi tra i soci di Atlantia, tra cui figura Edizione, la società dei Benetton che di Atlantia ha circa il 30 per cento.Il prete dice messa contro la legge anti-omofobia: interviene la sindaca