Vai al contenuto

L’allarme del Copasir: “Così la Cina penetra nel tessuto economico italiano”

di Nicola Iuvinale

L’11 novembre scorso gli europarlamentari italiani Silvio Berlusconi e Antonio Tajani del PPE hanno formulato una formale interrogazione, con richiesta di risposta scritta, alla Commissione europea ai sensi dell’articolo 138 del regolamento con oggetto la “Penetrazione di capitali cinesi nel tessuto economico italiano ed europeo”.

Nell’interrogazione gli europarlamentari hanno precisato che il 5 novembre il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica italiana (Copasir) ha approvato una relazione che mette in guardia dalla penetrazione di capitali cinesi nel tessuto economico italiano.

In Italia, infatti, gli investimenti cinesi sono passati dai 573 milioni di euro del 2015 ai 4,9 miliardi del 2018.

Di questi, destano maggiore preoccupazione quelli in società che detengono asset infrastrutturali strategici. La sola multinazionale cinese State Grid detiene il 35 % di CDP Reti S.p.A. che controlla le reti energetiche (Snam, Terna, Italgas).

Sul territorio italiano, inoltre, operano 50.797 imprenditori nati nella Repubblica popolare cinese (17 000 nel manifatturiero).

Questo fenomeno rientra nel disegno di espansione economica della Cina in Europa (acquisizione del porto di Duisburg in Germania, del Pireo in Grecia etc.).

Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese XI Jinping,

Il rischio di una dipendenza dell’Europa e dell’Italia dalla Cina è incalcolabile.

Ciò premesso, hanno chiesto alla Commissione di rispondere ai seguenti quesiti:

  1. Quali iniziative intende adottare per rendere ancora più stringenti le misure del regolamento (UE) 2019/452 sul controllo degli investimenti diretti extraeuropei in settori strategici europei?
  2. Quali azioni intende intraprendere per avere una politica industriale europea più coordinata?
  3. Intende creare una struttura in grado di veicolare informazioni strategiche di tipo economico e industriale, provenienti dai servizi di sicurezza degli Stati membri?

La risposta del Vicepresidente esecutivo Valdis Dombrovskis, a nome della Commissione europea, è arrivata oggi.

Precisa Dombrovskis che l’UE è aperta agli investimenti esteri diretti (IED), ma tale apertura deve essere controbilanciata da controlli adeguati per garantire la sicurezza.

La Commissione e gli Stati membri (ai sensi del Regolamento (UE) 2019/452 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 marzo 2019, che istituisce un quadro per il controllo degli investimenti esteri diretti nell’Unione) possono individuare, valutare e attenuare i potenziali rischi per la sicurezza o l’ordine pubblico connessi a qualsiasi IED. Sebbene 17 Stati membri dispongano di un meccanismo di controllo (l’elenco dei meccanismi di controllo notificati dagli Stati membri alla Commissione è disponibile qui ) la Commissione ritiene che tutti gli Stati membri debbano mantenere un meccanismo che consenta loro di controllare gli IED in tutti i settori per motivi di sicurezza o di ordine pubblico. Affrontare questi punti deboli migliorerebbe notevolmente la consapevolezza in merito agli IED nell’UE. Il meccanismo di cooperazione istituito nell’UE si applica da ottobre 2020 e la Commissione ne valuterà il funzionamento e l’efficacia entro ottobre 2023. L’attuale priorità è la sua piena attuazione.

La tempistica del riesame sarà stabilita una volta maturata un’esperienza sufficiente.

L’obiettivo della strategia industriale per l’Europa (Una nuova strategia industriale per l’Europa’, adottata il 10 marzo 2020) è aiutare l’industria dell’UE a guidare le trasformazioni verde e digitale e promuovere la competitività globale e l’autonomia strategica aperta.

Propone un nuovo approccio agli ecosistemi industriali, che coinvolga tutti gli operativi attivi in una catena del valore. L’attuazione della strategia richiede un partenariato rinnovato tra le istituzioni dell’UE, gli Stati membri, le regioni e le città e i portatori di interessi del comparto industriale. La Commissione ha istituito un forum industriale aperto e inclusivo per la progettazione congiunta di soluzioni con tutti i portatori di interessi. Il forum mira, tra l’altro, ad affrontare i diversi rischi e le diverse esigenze degli ecosistemi industriali dell’UE in modo da renderli più resilienti.

La Commissione aggiornerà la sua strategia industriale nel primo semestre del 2021.

La Commissione non intende creare una struttura in grado di veicolare informazioni strategiche di tipo economico e industriale provenienti dai servizi di sicurezza degli Stati membri.

Da quanto precisato da Valdis Dombrovskis il controllo principale dipende, quindi, da ogni Stato membro. I tempi per l’attuazione della strategia comune UE saranno lunghi.

Intanto va prestata la massima attenzione anche da parte dei servizi di sicurezza italiani.

Ti potrebbe interessare anche: Camici-gate in Lombardia: arriva la Finanza e l’assessore leghista cancella WhatsApp