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L’appello di Renzi per il Quirinale: “Non si può mettere Draghi in panchina”

Matteo Renzi torna a parlare a pochi giorni dall’apertura delle votazioni per il nuovo presidente ella Repubblica. Il leader di Italia Viva rilascia un’intervista a La Stampa in cui avverte tutti i colleghi presenti in Parlamento che secondo lui non sarà possibile rinunciare alla figura di Mario Draghi. Si vedrà se come premier o come capo dello Stato. Insomma, secondo Renzi, Draghi non può stare certo in panchina.

Matteo Renzi e Mario Draghi

“Penso che se c’è uno schema di gioco pronto per il dopo, allora l’operazione Draghi è fattibile. – dichiara Renzi a La Stampa – Nessuno accetta di perdere un premier così stimato senza avere certezze sul futuro. Attenzione: se si porta Draghi come candidato allo scrutinio segreto, lo si elegge, perché esporlo a una bocciatura dell’Aula significherebbe perderlo sia per il Colle sia per il governo. – avverte il leader di Iv – E l’Italia una cosa non se la può permettere: rimettere Mario Draghi in panchina. Noi possiamo schierare Draghi come centravanti a Palazzo Chigi o come portiere al Quirinale. Ma l’unica cosa sicura è che non possiamo perderlo”.

“Da settimane dico che Draghi per sette anni al Quirinale sta in piedi se c’è un’operazione politica di sostegno. – precisa però Renzi – Come del resto politica è stata l’operazione che ha mandato a casa Conte e Casalino e fatto svoltare con l’esecutivo Draghi”. Parlando delle ipotesi Colao o Cartabia al Quirinale, l’ex premier non crede che “ci siano solo quei due candidati, pur pensando tutto il bene possibile di Vittorio e di Marta, due ottime persone e due rilevanti personalità”.

Su Pera e Casini poi, Renzi pensa che “quasi tutti gli ex presidenti di assemblea sono da sempre quirinabili. Specie se hanno svolto il compito con rigore istituzionale e con apprezzamento complessivo”. Battuta finale su Berlusconi. “Confesso che un po’ mi dispiace che anche stavolta Berlusconi abbia scelto di non dialogare (anche) con me sulla vicenda Quirinale. La caccia al singolo parlamentare è stata ridicola e indegna di una storia di oggettivo rilievo quale quella del Cavaliere”, conclude.

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