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Leadership: 7 debolezze dei millennial che mettono a rischio lavoro e carriera

Perché i millennial rischiano il licenziamento molto più dei colleghi 30-40enni? Conoscendo la realtà del mercato del lavoro italiano parrebbe un rischio piuttosto moderato, considerato che oltre il 25% dei millennial non lavora. Ma un recente articolo pubblicato da Entrepreneur ha portato in luce una tendenza che negli Usa inizia a diventare preoccupante e che vale la pena approfondire. Perché alcune grandi aziende, in particolare nel mercato tech e digital, stanno lasciando a casa molti millennial? I motivi, secondo l’autore dell’indagine, sono almeno sette.

Mancanza di visione

Josh Steimle, CEO di MWI, ha riferito che a suo parere, la mancanza di visione è uno dei motivi principali per cui i millennial venivano licenziati. «La scarsa empatia sta danneggiando molti millennial sul posto di lavoro, perché non capiscono le circostanze del loro impiego dal punto di vista del datore di lavoro», ha detto Steimle. Essere in grado di pensare come il tuo capo, per avere una visione d’insieme, è vitale sul posto di lavoro. Se diversamente pensi di essere nient’altro che un ingranaggio in una macchina, non sarai esattamente insostituibile quando arriverà il momento dei licenziamenti.

Difficoltà a comunicare

Una lamentela comune sui millennial è che telefoni e computer hanno precluso loro la necessità di imparare la comunicazione faccia a faccia. Sono bravissimi su Snapchat o nelle chat di Whatsapp, ma quando si trovano viso a viso con qualcuno, molto spesso faticano. Invece, anche in un posto di lavoro tecnologicamente avanzato, la comunicazione più importante è ancora fatta faccia a faccia, viso a viso. Le riunioni, le chiamate, i colloqui di lavoro e gli incontri commerciali richiedono tutti una forte capacità di comunicazione e abilità interpersonali.

Ansia e depressione

Depressione e ansia sono problemi gravi che riguardano i millennial più di ogni generazione precedente. Secondo il National Institute of Mental Health, ben il 30% degli studenti americani in età universitaria ha avuto sintomi di depressione. E non è che quei sintomi scompaiano una volta che i giovani sono entrati nel mercato del lavoro. In Italia la situazione non è molto differente: la Società Italiana di Farmacia Ospedaliera ha reso noto qualche tempo fa che la media nazionale dei ricoveri per problemi psichiatrici tra i giovani post-adolescenti è salita a 27 al giorno. Questi squilibri chimici possono rendere difficile alzarsi dal letto al mattino, per non parlare delle difficoltà di vivere in un ambiente di lavoro stressante o competitivo. Un capo pronto a saltare alle conclusioni, potrebbe facilmente supporre che un dipendente con depressione sia pigro o disinteressato. Fortunatamente oggi molti datori di lavoro offrono supporto ai lavoratori con depressione o ansia.

millennial bassa autostimaBassa autostima

«I leader sono alla ricerca di persone con quattro caratteristiche», ha detto John Eades, CEO di LearnLoft. «Fiducia, capacità di guida, altruismo e carattere». Senza fiducia, le altre tre caratteristiche sono difficili da sviluppare. L’autostima è vitale sul posto di lavoro. È necessario sentirsi a proprio agio parlando in riunioni, presentando idee al proprio capo, affrontando persone non familiari e lavorando in condizioni di stress. I millennial, in particolare quelli che avevano genitori apprensivi e onnipresenti, potrebbero non essere abituati a realizzare da soli le cose e quindi soffrire di scarsa autostima. Sfortunatamente, se non ti difendi sul posto di lavoro, nessun altro lo farà per te.

La necessità d’indipendenza

Ai Millennial non piace essere gestiti. Vogliamo che i nostri capi si fidino del nostro giudizio e ci lascino fare. A volte questo atteggiamento si estende anche al lavoro con una squadra. Alcuni millennial preferiscono semplicemente lavorare in modo indipendente, non collaborando con i colleghi. Per i datori di lavoro, naturalmente, la riluttanza ad accettare uno stile di gestione pratico o lavorare bene con una squadra può essere un problema. Ma se lasci libero un talento, spesso creerà qualcosa di buono: per cui non è solo una questione generazionale, occorre che i capi sappiano usare le persone al meglio, sfruttando sia punti di forza che debolezze.

Nessuna paura di essere licenziati

I millennial trattano i lavori in modo diverso rispetto ai loro predecessori. Per le generazioni passate, un lavoro era una carriera, una vita professionale. Era una parte vitale della loro identità che spesso durava fino al pensionamento. I millennial non la vedono in questo modo. La maggior parte di loro pianifica di cambiare lavoro ogni tre anni. Se te ne vai comunque, perché preoccuparti di accondiscendere un capo o di rendere tutti felici?

Troppa confidenza in sé stessi

Prima abbiamo parlato della bassa autostima come motivo principale per cui i millennial vengono licenziati negli Usa. Ma anche il problema opposto ha una uguale reazione. La fiducia eccessiva è emersa molto come motivo di rischio per le carriere dei millennial. Coloro che si aspettano tutti i benifici possibili facendo la metà dello sforzo sono quelli più a rischio di perdere il lavoro.
Leggi anche: Leadership: 7 qualità che fanno grande un capo

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